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I buchi neri sono senza capelli: la conferma dalle onde gravitazionali

Scienze
Immagine di archivio (Getty Images)

Un team di astrofisici è riuscito a captare dei suoni specifici nelle onde gravitazionali di un buco nero appena nato. L'analisi conferma l’ipotesi di Einstein e il teorema dell’essenzialità: i buchi neri sono caratterizzati solo da massa e momento angolare 

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Un nuovo studio svela l’ennesimo mistero riguardante i buchi neri, confermando ancora una volta quanto teorizzato da Albert Einstein molto tempo prima: non esistono infatti quei filamenti di energia, paragonabili a dei capelli, che tengono ‘ancorati’ questi oggetti cosmici all’universo, contrariamente a quanto era stato ipotizzato finora da molti scienziati. La scoperta è stata possibile analizzando le onde gravitazionali emesse dallo scontro tra due buchi neri, un fenomeno che porta alla formazione di un buco nero supermassiccio. A condurre la ricerca, i cui risultati sono stati pubblicati su Physical Review Letters, è stato un team che includeva astrofisici dell’Università Stony Brook di New York, del Mit di Boston e del California Institute of Technology.

Buco nero senza capelli: la scoperta da nuove misurazioni

Più precisamente, i ricercatori sono riusciti a catturare le frequenze, ‘ascoltabili’ come le note di un accordo, contenute nelle onde gravitazionali create dalla fusione di due buchi neri. Questi suoni, provenienti dal nuovo buco nero appena nato, sono stati rilevati analizzando i dati raccolti da Ligo (Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory) e hanno permesso agli scienziati di confermare quanto descritto nel teorema dell’essenzialità che, rifacendosi a una frase del fisico John Wheeler che, seguendo quanto teorizzato da Einstein, affermava che “i buchi neri non hanno capelli”: ciò significa che un buco nero “è completamente caratterizzato da massa e momento angolare”, come spiega l’Inaf, mentre tutte le altre caratteristiche, definite appunto come ‘capelli’, risultano inosservabili poiché ingoiate dallo stesso buco nero.

Future osservazioni potrebbero dire il contrario

Per giungere ai risultati ottenuti, come si legge in un comunicato del Mit, dopo aver captato i suoni specifici ‘nascosti’ nelle onde gravitazionali i ricercatori hanno utilizzato le equazioni di Einstein per calcolare la massa e la rotazione che il buco nero avrebbe dovuto possedere. Se le misurazioni si fossero discostate dai calcoli degli astrofisici, il teorema dell’essenzialità sarebbe stato messo in dubbio, ma ciò non è accaduto, indicando dunque l’assenza di altre proprietà, o ‘capelli’. Secondo Maximiliano Isi, tra gli autori dello studio, si tratta della “prima misurazione in grado di testare direttamente il teorema no-hair”. Tuttavia, per gli astrofisici non si tratta di una conclusione definitiva, poiché i test futuri di questa teoria, basati su osservazioni ancora più precise, potrebbero permettere di ottenere nuove informazioni e affermare il contrario.