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La forza di gravità causa lo spostamento dell'Etna verso il mare

Scienze

Secondo un recente studio il vulcano starebbe scivolando verso Malta non a causa dei movimenti del magma, come si credeva, ma di deformazioni sottomarine

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Il versante sudorientale del vulcano Etna sta lentamente ma inesorabilmente scivolando nel Mar Ionio, in direzione di Malta. Tuttavia, mentre le ipotesi iniziali attribuivano lo spostamento alla camera magmatica, un recente studio ha notato come sia in realtà la forza di gravità a incidere in misura maggiore sullo scivolamento della montagna. La ricerca, pubblicata su Science Advances, è stata coordinata dal Centro Helmholtz per la ricerca oceanografica Geomar di Kiel, in Germania, che si è avvalso della collaborazione di Alessandro Bonforte, Francesco Guglielmino e Giuseppe Puglisi, ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Catania.

Le deformazioni sottomarine

Il movimento del vulcano attivo più grande d’Europa è ormai noto da diversi anni, ma fino a questo momento gli scienziati credevano che la principale causa fosse rintracciabile nel magma, che aggiungendo peso contribuiva allo spostamento. I dati raccolti dal team di ricercatori durante un periodo di un anno hanno però permesso di studiare per la prima volta le deformazioni sottomarine relative al fianco sommerso dell’Etna. La montagna si estende infatti in prossimità della scarpata ibleo-maltese, un abisso dalla profondità massima di tre chilometri che si sviluppa parallelamente alla costa Est della Sicilia. Il vulcano scivolerebbe dunque proprio a causa di queste deformazioni, spinto dalla forza di gravità, poiché è come se gli mancasse del terreno sotto i piedi.

Uno spostamento da record

Lo scivolamento che più ha colpito i ricercatori è avvenuto nel maggio 2017, quando nel corso di un periodo di otto giorni il vulcano si è spostato di 4 centimetri sulla terraferma e di una distanza ancora maggiore in fondo al mare. Il magma, dunque, pur contribuendo anch’esso al movimento, risulta essere soltanto un elemento secondario. Gli esperti non si sbilanciano al momento riguardo a possibili catastrofi quali il collasso dell’Etna o un possibile tsunami; tuttavia, come spiegato da Guglielmino, è certo che “lo scivolamento avvenga sia in presenza che in assenza di eruzioni, poiché il suo motore non è nel cono vulcanico ma in mare”, e di conseguenza è necessario “progettare una nuova rete di sensori acustici e trasponder per monitorare in dettaglio le deformazioni dell'Etna, non solo sui fianchi ma anche sott’acqua”.