Robert Ewers, professore dell’Imperial College di Londra, ha dimostrato che le conferenze interessanti durano 11 minuti e 42 secondi. Chi supera questo tempo rischia di annoiare il pubblico
Durante una conferenza o una lezione particolarmente prolissa capita spesso di annoiarsi. Si prova la sensazione che il tempo abbia iniziato a scorrere più lentamente e che il discorso dell’oratore sia a dir poco interminabile. Questa sensazione comune a molte persone ha ora delle basi scientifiche.
La difficile arte del public speaking
Robert Ewers, professore presso l’Imperial College di Londra, ha inviato una lettera alla rivista Nature in cui ha spiegato di aver indagato personalmente sul tema.
“I discorsi noiosi alle conferenze possono sembrare interminabili”, afferma il docente. “Succede che alcune durino effettivamente troppo e che siano destinate a diventare noiose”. Per dimostrare questa ipotesi, Robert Ewers ha deciso di provare sulla propria pelle gli effetti di un discorso interminabile.
“Ho partecipato a 50 conferenze e ne ho registrato l’ora di inizio e di fine”, spiega il professore. “Sono sempre stato in grado di stabilire se il discorso sarebbe stato noioso o meno già nei primi quattro minuti, molto prima che diventasse evidente che l’oratore si sarebbe dilungato”.
Meglio evitare di dilungarsi
“I 34 discorsi interessanti sono durati, in media, 11 minuti e 42 secondi”, rileva il ricercatore. “I 16 noiosi si sono trascinati per 13 minuti e 12 secondi, perdendo così un valore statisticamente significativo di 1,5 minuti”.
Analizzando i dati raccolti, Robert Ewers ha stabilito che ogni qualvolta un oratore allunga il discorso di 70 secondi il rischio che quest’ultimo diventi noioso raddoppia. Il professore ha quindi deciso di dare alcuni consigli utili a coloro che devono parlare in pubblico.
“Per evitare banalità, i relatori dovrebbero presentare i loro obiettivi nella fase iniziale e concentrarsi sulle informazioni pertinenti”, rileva il docente. “Dovrebbero evitare spiegazioni banali e cercare il più possibile di non ripetersi”, conclude Ewers. “È inoltre opportuno cercare di non focalizzarsi troppo su minuzie irrilevanti”.