Un team di astrofisici delle Università di Berna e Ginevra ha dimostrato che il pianeta, nella sua fase di accrescimento, avrebbe perturbato la nebulosa solare
Giove è il quinto e più grande pianeta del Sistema Solare. Ha una massa complessiva 318 volte maggiore rispetto a quella della Terra e supera il doppio del peso della somma di tutti gli altri corpi celesti che orbitano intorno al Sole. Nonostante abbia un volume considerevole, la sua densità è di gran lunga inferiore a quella terreste, essendo un astro gassoso. Un team di astrofisici delle Università di Berna e Ginevra ha fatto luce su tutti gli interrogativi legati alla sua formazione.
La sua creazione e le diverse fasi
Il nucleo di Giove, il quarto oggetto più luminoso del cielo dopo il Sole, la Luna e Venere, si formò nel primo milione di anni grazie all’aggregazione di piccole rocce dal diametro di pochi centimetri.
Nei due milioni di anni seguenti, altri massi di dimensioni sempre maggiori, chiamati planetesimi, si unirono al corpo celeste. La loro collisione con quest’ultimo, oltre a causare un impressionante rilascio di calore, permise un sostanziale accrescimento di Giove, la cui massa era ‘solamente’ 50 volte quella della Terra. Per ultimi si aggregarono i gas che portarono alla completa formazione del pianeta.
Giove agli albori ha perturbato la nebulosa solare
Nella ricerca, pubblicata sulla rivista Nature Astronomy, gli esperti hanno analizzato accuratamente le informazioni ricavate dalle meteoriti. La composizione di queste ultime ha dimostrato che, agli albori della creazione del Sistema Solare, la nebulosa responsabile della sua formazione rimase divisa in due raggruppamenti per due milioni di anni. Giove, nella sua fase di accrescimento, avrebbe dunque perturbato la nebulosa solare, comportandosi proprio come una barriera e costringendo nel suo sistema tutte le rocce al di fuori della sua orbita. Gli astrofisici svizzeri hanno inoltre dimostrato che, la seconda fase di formazione del pianeta, che portò all’accrescimento della sua massa è durata molto più tempo di quanto si pensasse in precedenza. Nel corso di questo stadio, la grande energia derivata dagli impatti di aggregazione delle rocce oltre a evitare il raffreddamento, permise il riscaldamento dell’atmosfera di Giove e l’aggregazione di altri gas.