Anche Plutone ha le dune: sono formate da granelli di metano solido

Scienze
Plutone (Getty)

La scoperta è stata fatta da un gruppo di planetologi e fisici sulla base dei dati della sonda Nasa New Horizons, raccolti nel 2015 durante il sorvolo sul pianeta a distanza ravvicinata. Le particelle sono trasportate da venti che soffiano a 30-40 chilometri orari

Plutone ha sulla sua superficie delle dune formate da granelli di metano solido. A dimostrarlo è un’analisi, pubblicata sulla rivista Science, basata sugli ultimi dati della sonda Nasa New Horizons, raccolti il 14 luglio 2015 durante il suo sorvolo sul pianeta a distanza ravvicinata. Plutone, quindi, non ha solo montagne di ghiaccio alte fino a 3.500 metri, ma anche delle dune che si estendono per 75 chilometri ai piedi di una delle catene montuose presenti sul pianeta e che, a differenza di quelle della Terra, di Marte e di Venere non sono fatte di sabbia.

L’equipe che ha fatto la scoperta

La scoperta si deve a un gruppo di planetologi e fisici dell'Università britannica di Plymouth, dell'Università tedesca di Colonia e dell'Università americana Brigham Young, coordinato da Matt Telfer. L'equipe ha individuato, grazie alle immagini di New Horizons del 2015 e a modelli realizzati al computer, 357 dune in una regione di Plutone denominata Sputnik Planitia. "Ciò che rende la scoperta sorprendente è che i granelli di queste dune possano muoversi, malgrado Plutone abbia un'atmosfera molto tenue e la sua pressione superficiale sia 100.000 volte più bassa di quella terrestre", ha spiegato Telfer.

Metano trasportato dai venti

I granelli di metano, e in minore quantità di azoto, sono trasportati dai venti moderati che soffiano sul pianeta a una velocità di 30-40 chilometri orari. L'ipotesi dei planetologi è che queste strutture siano relativamente giovani, con meno di 500.000 anni di età. La sonda New Horizons, intanto, sta continuando il suo viaggio ai confini del Sistema Solare verso uno dei tanti mondi ghiacciati che si trovano in queste regioni remote, 2014 MU69. Quando lo avvicinerà, nel 2019, sarà il corpo celeste più distante mai raggiunto da un veicolo costruito dall'uomo.

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