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La genetica permetterà di prevedere la calvizie

Scienze
Trapianto di capelli contro la calvizie (Getty Images - immagine di repertorio)

Una ricerca britannica ha individuato oltre 200 variazioni genetiche legate alla perdita di capelli negli uomini. Questa scoperta potrebbe aprire la strada verso un test per predire il problema e una cura

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Dal Centre for genomic and experimental medicine dell'Università di Edimburgo arrivano buone notizie per chi teme la calvizie. Analizzando 52mila individui di sesso maschile affetti da questo problema, infatti, sono stati individuati oltre 200 marcatori genetici che permetterebbero agli esperti di predire il fenomeno. Dato che molti dei geni individuati si riferiscono alla struttura tricotica, è possibile che questi risultati aiutino anche a sviluppare una possibile cura per la calvizie e i sintomi correlati. Lo conferma uno studio pubblicato su PLOS.

 

I risultati della ricerca - Gli individui sottoposti all'indagine hanno un'età compresa tra i 40 e i 69 anni e sono residenti nel Regno Unito. Di questi, circa il 32% ha dichiarato di non soffrire di perdita di capelli, il 23% di notare una "leggera caduta", il 27% ha definito la sua condizione "moderata", mentre il 18% l'ha giudicata "grave". Acquisite queste informazioni, gli scienziati hanno analizzato il genoma dei partecipanti, per osservare le variazioni genetiche, note come polimorfismi a singolo nucleotide, collegate alle gravi forme di calvizie. Ne sono così state individuate 287 in più di 100 geni collegati alla crescita, alla struttura e all'invecchiamento dei capelli: tra quelle osservate 40 si trovavano nel cromosoma X, che gli uomini ereditano dalle madri.

 

Passi avanti verso una soluzione - Analizzati i risultati, i ricercatori hanno messo a punto un punteggio di rischio, per cercare di prevedere la possibile manifestazione del fenomeno della caduta dei capelli negli uomini. Tra i soggetti del campione con un punteggio di rischio al di sotto della media, il 39% non manifestava perdita di capelli e il 14% osservava una forte incidenza del fenomeno. Al contrario, tra chi ha registrato un punteggio alto, nel 58% dei casi si è riscontrata una condizione di calvizie moderata o grave. Data la variabilità della corrispondenza tra punteggio e fenomeno osservato, il coautore della ricerca Riccardo Marioni, professore dell'Università di Edimburgo, ha voluto circoscrivere la portata dei dati raccolti: "Siamo ancora lontani dal fare una accurata previsione per un individuo, ma i risultati aprono la strada a un miglioramento della conoscenza delle cause genetiche che stanno dietro la calvizie". Un passo avanti importante grazie a quello che è il più grande studio genetico sulla calvizie maschile mai condotto: la tipologia di variazioni genetiche riscontrate fanno presupporre che sia possibile sviluppare cure mirate per il trattamento del problema.