Parlare velocemente non cambia il numero di informazioni trasmesse
ScienzeUno studio della Brown University di Rhode Island, pubblicato sulla rivista Cognition, ha dimostrato che la quantità di dati veicolati oralmente in un dato periodo tempo non dipende dalla velocità con cui ci si esprime
Parlare velocemente non significa dire di più. È quanto emerge dai risultati di uno studio condotto da Uriel Cohen Priva, professore del dipartimento di Scienze cognitive, linguistiche e psicologiche della prestigiosa Brown University.
Secondo la ricerca, le persone tendono a conversare sfruttando un sottile canale di dati comunicativi, il che rende pressoché uguale la quantità di informazioni che riescono a scambiarsi in un dato periodo di tempo. In altri termini, chi parla velocemente consegna al suo interlocutore lo stesso numero di informazioni di chi dialoga lentamente.
La ricerca della Brown University – Lo studio ha preso le mosse da una delle teorie dell'informazione secondo la quale la scelta di una sintassi accurata e di parole ricercate in un discorso permette una maggiore "informazione lessicale strutturale”.
A contare insomma non è solo la quantità dei termini utilizzati, ma anche la qualità. Le persone abituate a parlare velocemente ricorrono a più termini rispetto a chi opta per un dialogo lento, ma trasmettono meno informazioni di questi ultimi. Per raggiungere queste conclusioni, i ricercatori hanno analizzato dati provenienti da due fonti indipendenti.
La prima, lo Switchboard Corpus, è un raccoglitore con 2400 trascrizioni di conversazioni telefoniche; la seconda, il Buckeye Corpus, riporta 40 lunghe interviste: il totale dei dati presi in esame comprendeva i discorsi di 398 persone. Il materiale è stato così sottoposto a diverse misurazioni per determinare sia l'“information rate” di ogni speaker – ovvero quante informazioni lessicali e strutturali i parlanti riuscivano a convogliare in un determinato tempo – sia il loro “speech rate”, ovvero quante parole venivano dette nel tempo stabilito.
Chi parla di più dice di meno - Al termine di una serie di complicati calcoli effettuati sul tono della voce, l'età, il genere e altre caratteristiche degli interlocutori, Cohen Priva ha notato che i chiacchieroni pronunciano più parole al minuto, ma questo non gli permette comunque di trasferire un maggior numero di informazioni lessicali e strutturali.
In pratica, più sale lo “speech rate” più si abbassa l'“information rate”. "Sembra che i vincoli sulla quantità di informazioni al secondo che dobbiamo trasmettere”, ha detto Cohen Priva, “siano piuttosto severi, o quantomeno più severi di quanto pensassimo".
Differenze di genere non decisive – In generale, non ci sarebbero motivi di credere, aggiunge la ricerca, che l'abilità di trasmettere informazioni differisca dal genere, quanto piuttosto dal fatto che le donne sono solite prestare più cura degli uomini alla comprensibilità del loro discorso.
Altri studi hanno mostrato che in una conversazione le donne tendono più degli uomini a sfruttare il “backchannel” ovvero tutta quella serie di indicazioni verbali utili a confermare che gli ascoltatori stiano recependo il loro messaggio.