Due sgraditi ritorni: il morbillo e l'aviaria

Il morbillo e l’aviaria tornano a far paura negli Stati Uniti. Quali sono le ragioni? Risponde Massimo Ciccozzi, Professore ordinario di epidemiologia e statistica sanitaria presso Università campus biomedico. Il 2025 si è aperto con l’allarme “spillover”, soprattutto negli Stati Uniti dove diversi addetti ad allevamenti bovini sono stati contagiati dall’H5N1: il virus dell’aviaria. Siamo quasi a metà dell’anno, possiamo dire che è stata un’allerta giustificata? Io non sono mai stato allarmista, però epidemiologicamente il monitoraggio va fatto. Questo perché il virus ha fatto uno spillover, cioè ha compiuto una mutazione casuale dal suo normale serbatoio, che sono sempre stati gli uccelli selvatici, le anatre specialmente, quindi un qualcosa di migratorio. Ora negli Stati Uniti ha cominciato ad interessare gli allevamenti di bovini e questo è stato lo spillover, passando quindi dagli uccelli ai mammiferi. E guarda caso, noi siamo mammiferi. Abbiamo delle armi contro l’aviaria? Sappiamo benissimo come fare, come trattarla. Ci sono dei vaccini disponibili, almeno quattro quindi, siamo abbastanza preparati, però io dico: perché dobbiamo rischiare un altro spillover? Cosa intende? Per ora l'infezione viene confinata in un modo più diretto dall’animale all’uomo. Ad esempio da un uccello selvatico morto che tocchi con le mani e poi ti infetti. Così come chi lavora negli allevamenti delle mucche, perché magari non so, va alla mungitura, non fa attenzione e si può infettare. Sappiamo benissimo infatti che il latte crudo contiene il virus ecco perché non va bevuto e va pastorizzato. Ma lasciando questi primi casi, il problema sono gli allevamenti intensivi. Lì il virus non fa altro che passare da un animale all'altro e ogni volta che passa fa una mutazione. Cosa ci dice che non faccia quella mutazione che poi determina lo spillover dalla mucca o dal pollo all'uomo? E allora lì sono problemi, perché non è più un'infezione diretta, a livello, diciamo, di mancanza di igiene. Se farà lo spillover a causa degli allevamenti intensivi, beh, allora diventerà un problema perché ci sarà il passaggio interumano e sappiamo che il tasso di letalità è arrivato anche al 33% . Le rifaccio allora la prima domanda: ci dobbiamo preoccupare? Preoccupati no, ma attenti, quello assolutamente sì. Se c'è un problema di un infetto di aviaria nella mandria o nell'allevamento di polli andrebbero purtroppo uccisi tutti quanti i capi per evitare la diffusione del virus. Ma non lo fa nessuno, non lo farà nessuno. E quindi andiamo avanti con la speranza che essendo una mutazione casuale, non c'è una temporalità, non possiamo predire se avverrà fra un giorno, un anno o 100 anni. Quindi monitoriamo e stiamo attenti, cercando appunto di evitare questo continuo passaggio di virus. L’aviaria è stata riscontrata in una pecora nello Yorkshire ma anche nei gatti e l'animale domestico può in qualche modo anche infettare direttamente l'uomo. Anche in Europa ci sono stati casi di aviaria, ma è un problema che se monitorato, si riesce a contenere. Quindi attenzione sì, paura no. Anche perché in effetti i numeri per quanto riguardi i contagi umani non sono allarmanti… Assolutamente no. Perché se si prende direttamente e la carica virale non alta e la persona sta bene dal punto di vista fisico, in questi casi la trasmissione diretta addirittura può essere anche inapparente, cioè asintomatica o eventualmente simil-influenzale. Però può essere grave nel caso dello spillover, cioè del passaggio dovuto a mutazione, ripeto, dall'animale all'uomo. Allora lì iniziano i problemi. Abbiamo parlato soprattutto di Stati Uniti ma in Italia e in Europa come siamo messi? L’attenzione maggiore è verso est… Noi abbiamo una ventina di focolai, più o meno da gennaio, ma ben controllati. E poi abbiamo i migliori Istituti Zooprofilattici al mondo. Nell'est europeo sono un pochino più scarsi da questo punto di vista. Poi loro hanno molti allevamenti di polli e volatili, per cui lì proprio si diffonde enormemente. E non hanno magari tutte quelle accortezze igieniche, come dicevamo prima, che gli allevatori dovrebbero avere o non c'è un grande controllo veterinario. Ora se accade un focolaio in Italia arriva il veterinario dello zooprofilattico e fa fuori tutto l'allevamento se ce n'è uno infetto. Perché solo così si può fare, non come il responsabile della sanità americana che dice: facciamo diffondere il virus, così i più forti sopravvivono, senza sapere che il virus dell'aviaria è estremamente mutevole e ricomincia da capo. Ecco, non facciamo queste stupidaggini. Perché scientificamente non hanno nessun valore. Ecco Professore, proprio Kennedy ha recentemente, in qualche modo, ammorbidito le sue posizioni scettiche sui vaccini dopo essere stato ai funerali di una giovane vittima del morbillo. Questa temibile malattia sta rialzando la testa proprio negli Stati Uniti che rischiano di perdere lo status di Paese “morbillo free”. Cosa comporta questo? Ah caspita, l'infezione è terribile, non solo nei bambini ma anche negli adulti non vaccinati. Perché qui c’è una certa, stanchezza vaccinale. Le persone pensano: “ah, ma che lo faccio a fare il vaccino, tanto il morbillo non c'è più”. Ma no, il morbillo non si può eradicare. È il virus più contagioso che c'è sulla Terra assieme al Covid. Quindi non lo eradichi un morbillo ma lo previeni o quantomeno previeni i sintomi più importanti. Qui da noi, rispetto agli Stati Uniti, la situazione è molto diversa, però noi abbiamo avuto e abbiamo ancora problemi dagli zero ai quattro anni, con l'incidenza di morbillo più alta. Questo anche perché l’età scolare inizia a 5/6 anni e la fascia 0-4 anni guarda caso ha l'incidenza più alta in Italia. Dopo, quest'incidenza cala e riacquisisce forza tra i 16 e i 34 anni, che sono probabilmente i fratelli e i genitori degli 0-4 anni che la prendono al nido e la portano a casa. In America il 98% delle persone che hanno preso il morbillo non erano vaccinate. C’è poi un 2% di vaccinati che sono cosiddetti “non responders” cioè persone che hanno fatto il vaccino ma che con loro non ha funzionato, può accadere. in Italia, torno a ripetere, la situazione è molto migliore, per carità. Negli Stati Uniti sembrano essersi incrinati i rapporti tra scienza e politica… La scienza e la politica debbono viaggiare su binari paralleli. Non si devono incontrare. Sono due cose diverse. La scienza ti dice tecnicamente quello che accade, cosa puoi fare, cosa non puoi fare. Il politico è il decisore, è quello che fa le leggi e ti dice: questa è la strada. Ma lo scienziato ti dice come stanno le cose, punto e non deve entrare in politica e il politico non deve entrare nella scienza, non deve dire: “no, il vaccino non serve a nulla“. Assolutamente no. Il vaccino dopo l'acqua potabile è quello che ha salvato più vite umane, è fuori discussione. Questo è stato un po’ il disastro americano, questa cosa di non vaccinare. Professore in conclusione parliamo anche di numeri e di un sito che le ha lanciato con alcuni suoi colleghi proprio per diffondere numeri certi sulle pandemie. Ce ne parla? Il sito si chiama GABIE e raccoglie dalla genetica, alla bioinformatica, all'epidemiologia, all'intelligenza artificiale. Abbiamo raccolto molti link dalla dengue all’influenza al morbillo, basta fare click per essere informati.

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