Tumore al polmone, il rischio non è lo stesso per tutti i fumatori

Salute e Benessere
Immagine di archivio (Agenzia Fotogramma)

Lo dimostrano i risultati dello studio bioMILD dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. Gli esperti sono anche riusciti a mettere a punto uno screening personalizzato per la diagnosi precoce 

Lo studio BioMILD dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano ha dimostrato che il rischio di tumore al polmone non è uguale per tutti i fumatori. Inoltre, gli esperti sono riusciti a mettere a punto uno screening personalizzato per la diagnosi precoce: la combinazione di due esami, la tac spirale toracica a basso dosaggio di radiazioni (LDCT) e il test del microRNA nel sangue, potrebbe aiutare a salvare i soggetti ad alto rischio di sviluppo del carcinoma polmonare.

I risultati di BioMILD

I risultati ottenuti dai ricercatori hanno dimostrato che è possibile effettuare una diagnosi precoce del tumore al polmone, individuando così in anticipo i soggetti più a rischio e permettendo agli esperti di definire il calendario dei controlli e le misure preventive. La ricerca BioMILD, supportata dalla Fondazione Airc, è stata presentato oggi, lunedì nove settembre 2019, durante la 20esima Conferenza mondiale dell’International Association for the Study of Lung Cancer (IASLC) a Barcellona. Lo studio è stato condotto su un campione di circa 4.000 persone (arruolate all’inizio del 2013), composto per il 70% da forti fumatori, cioè consumatori in media di un pacchetto di sigarette al giorno per 30 anni, di età superiore ai 55 anni. Il restante 30% era composto da tabagisti di età compresa tra i 50 e i 55 anni, abituati a fumare 30 sigarette al giorno (sempre almeno da 30 anni).

Confermata l’ipotesi dei ricercatori

Ognuno dei partecipanti è stato sottoposto alla tac spirale toracica a basso dosaggio e al test microRNA, eseguito tramite un semplice prelievo del sangue. Il 58% del campione è risultato negativo a entrambi gli esami ed è stato classificato a basso rischio di carcinoma polmonare, mentre il 37% è risultato medio a uno dei due esami (rischio medio) e il restante 5% ha avuto entrambi i valori positivi. Quest’ultimo gruppo ha una probabilità molto più elevata di sviluppare il tumore al polmone. Ugo Pastorino, autore dello studio e direttore della Struttura Complessa di Chirurgia Toracica di INT, spiega inizialmente i ricercatori avevano ipotizzato che il rischio di ammalarsi non fosse lo stesso per tutti i fumatori. I risultati ottenuti hanno confermato questa tesi. “Grazie agli esiti della TAC e del test miRNA siamo stati in grado per la prima volta di profilare il rischio di malattia e di definire che, a parità di esposizione, il rischio biologico è diverso”, conclude l’esperto. 

Salute e benessere: Più letti