Cibo biologico, la trappola delle importazioni

Salute e Benessere

Ketty Riga

(Archivio Fotogramma)

Non sempre consumare prodotti bio è sinonimo di mangiare salutare: spesso quello che troviamo sui nostri scaffali proviene dall'estero e da Paesi in cui è ancora consentito l'uso di pesticidi, banditi in Italia

Compro biologico perché è buono, sano e in più salva la terra. Ma è veramente così? Intanto una premessa doverosa: mangiare biologico non significa che è salutare. Ma che abbiamo acquistato un prodotto che segue un disciplinare di produzione molto rigoroso: avvenuto cioè senza l'uso di pesticidi e che punta quindi alla sostenibilità dell'ambiente. Obiettivi ambiziosi e pregevoli, certo. Ma non sempre di concreta realizzazione.

La fogliolina verde

Il consumatore quando acquista un prodotto biologico è garantito dalla prestigiosa "Fogliolina Verde", il certificato comunitario che assicura l'assenza di sostanze chimiche in quel determinato prodotto. Ma attenzione: assieme alla fogliolina verde, sull'etichetta, è riportato anche il paese d'origine in cui è avvenuta la produzione. E qui si nasconde una delle grosse ambiguità dell'agricoltura biologica. Perché Paese che vai, certificazione che trovi. Infatti - come ha recentemente evidenziato l'Unione Europea nel nuovo Regolamento Bio in vigore dal prossimo 2021- ancora oggi in alcuni paesi, nella produzione del biologico, si consente l'uso di pesticidi, invece banditi da anni in altre aree del mondo.

Il riso e gli altri prodotti

Prendete il riso biologico, per esempio. Produrlo senza copertura di agrofarmaci, anche in Italia, è difficilissimo. Le erbe infestanti sono un cancro nelle risaie. E quindi le tonnellate di rese per ettari sono davvero scarse. E allora è lecito chiedersi: ma tutto il riso biologico che troviamo sugli scaffali da dove arriva? È quasi tutto riso di importazione, arriva infatti dai paesi dell'Est Asiatico dove ancora oggi per certe produzioni contro gli insetti si utilizza il bromuro di etile. A questo punto, riso a parte, volete giustamente farvi un'idea precisa su quante tonnellate di pomodori, riso, cereali, olive, zucchine biologiche si producono in Italia e quante invece se ne importano? Ebbene rassegnatevi. Nessuno lo sa. Neppure al SINAB – Sistema Informatico Nazionale Agricoltura Biologica - il portale ufficiale che per conto del Ministero per le Politiche Agricole gestisce tutti i dati del biologico in Italia.

Controllare le etichette

Il sospetto è che questi dati vengano tenuti chiusi in un cassetto per nascondere una realtà oggettiva: la produzione interna è talmente esigua che non riesce a soddisfare la domanda interna, sempre più crescente. Ed è così che se anche l'Italia, tra i paesi più rigorosi nella produzione biologica, chiude la porta all’uso di certe sostanze tossiche, le stesse rientrano dalla finestra, con i prodotti che arrivano dall'estero. Non vi resta allora che prestare attenzione alle etichette dei prodotti che comprate e noterete che sugli scaffali ci sono prodotti soprattutto d’importazione: arrivano da Cina, Turchia, Egitto, Canada, Tunisia. Se non addirittura – nella gran parte dei casi – da un generico Paese “Non UE”.

 

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