Declino cognitivo, stile di vita attivo può rallentare e invertire neurodegenerazione

Salute e Benessere

Lo dimostra uno studio italiano, che ha misurato gli effetti del programma di prevenzione 'Train the Brain' sviluppato dall’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Cnr-In)

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Fare movimento fisico, stimolare la mente con letture o giochi e mantenere una vita sociale attiva aumenta le molecole antinfiammatorie che proteggono il cervello dall'invecchiamento, rallentando o perfino invertendo la neurodegenerazione nelle persone con lieve declino cognitivo. Lo dimostra uno studio italiano, che ha misurato gli effetti del programma di prevenzione 'Train the Brain' sviluppato dall’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Cnr-In).

I risultati sono pubblicati sulla rivista 'Brain, Behavior & Immunity – Health' in collaborazione con l’Irccs Istituto Clinico Humanitas di Milano, l’Istituto di fisiologia clinica del Cnr (Cnr-Ifc), la Fondazione Stella Maris e la Clinica Neurologica dell'azienda ospedaliero-universitaria pisana.

Le persone coinvolte

Lo studio ha coinvolto 76 persone con diagnosi di lieve declino cognitivo, suddivise in due gruppi: uno sperimentale, che ha seguito il programma' Train the Brain' della durata di 7 mesi, e un gruppo di controllo, che ha ricevuto solo un supporto informativo. A inizio e fine dell’intervento, i partecipanti sono stati sottoposti a valutazioni cognitive, risonanza magnetica cerebrale e analisi del sangue per quantificare i livelli di citochine pro e anti-infiammatorie. Nel gruppo 'Train the Brain', si è osservata "una riduzione significativa dei livelli plasmatici di molecole associate a infiammazione sistemica e declino cognitivo", spiega Michela Matteoli, direttrice del Programma di Neuroscienze di Humanitas.

"Parallelamente, si è osservato un mantenimento o incremento di molecole antinfiammatorie note per il loro effetto neuroprotettivo. Tra queste I'interleuchina 10, che gioca un ruolo importante nella sopravvivenza dei neuroni e nella neurogenesi adulta, aumenta dopo l’allenamento e correla con le capacità di memoria sia a breve che a lungo termine”.

"Risultati promettenti"

I risultati sono "molto promettenti in termini di miglioramento delle capacità cognitive (in particolare nelle funzioni di memoria e attenzione) e di modificazioni strutturali cerebrali rilevate tramite risonanza magnetica, tra cui un miglioramento nella perfusione ematica cerebrale e una maggiore conservazione del volume della sostanza grigia in aree corticali implicate nelle funzioni esecutive”, afferma Alessandro Sale, responsabile del gruppo del Cnr-In di Pisa.

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