Insonnia cronica, le donne sono le più colpite. Ecco cosa sapere e cosa fare
Salute e BenessereIntroduzione
L'insonnia cronica ha un volto prevalentemente femminile. Si tratta di una condizione che accompagna, spesso in silenzio, la vita di milioni di donne italiane, interferendo con la loro salute fisica, mentale e sociale. L'indagine condotta da Elma Research per Onda (Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna), su un campione di 200 donne italiane tra i 40 e i 60 anni evidenzia quanto l'insonnia sia un fenomeno diffuso ma ancora poco riconosciuto.
Quello che devi sapere
L'insonnia ha un forte impatto sulle donne
Solo due donne su cinque di età media di 50 anni, nonostante le difficoltà a dormire cinque notti a settimana per oltre sei anni, riconoscono di soffrire di insonnia cronica, con un impatto importante sulla qualità di vita. Nelle donne affette da patologie neurologiche, psichiatriche o reumatologiche, l'insonnia peggiora la sintomatologia e compromette la qualità di vita. L'insonnia cronica ha un volto prevalentemente femminile. Una condizione che accompagna, spesso in silenzio, la vita di milioni di donne italiane, interferendo con la loro salute fisica, mentale e sociale.
L'indagine su un campione di 200 partecipanti
L'indagine condotta da Elma Research per Onda (Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna), su un campione di 200 donne italiane tra i 40 e i 60 anni evidenzia quanto l'insonnia sia un fenomeno diffuso ma ancora poco riconosciuto. Le partecipanti hanno riferito difficoltà di sonno in media per cinque notti a settimana, che si protraggono da oltre sei anni: un pattern che, secondo i criteri del DSM-V, rientra nel disturbo di insonnia cronica.
Conseguenze su umore e salute mentale
Nonostante ciò, solo due donne su cinque sono consapevoli di soffrirne realmente, segno di una percezione ancora limitata del problema. Il 68% delle intervistate si dichiara insoddisfatta della qualità del proprio sonno, e il 62% afferma che le difficoltà notturne interferiscono con la vita quotidiana. L'impatto del disturbo è rilevante su molteplici aspetti della vita: il 72% riporta conseguenze sulla salute mentale e sull'umore, il 66% sulla capacità di concentrazione e di rendimento lavorativo, il 58% sul benessere fisico generale, e una donna su tre (33%) segnala effetti negativi sulle relazioni familiari e sociali.
Non un disagio, ma una condizione clinica impattante
L'insonnia cronica è una condizione clinica vera e propria, non un disagio passeggero o un effetto collaterale dello stress", afferma Amedeo Soldi, direttore medico di Idorsia Italia. "È importante imparare a distinguere un disturbo temporaneo da una condizione cronica, perché solo attraverso una diagnosi corretta si può intervenire in modo efficace. Dobbiamo aiutare le donne a capire che convivere con la stanchezza non è normale, che è una patologia che impatta sulle 24 ore e, conseguentemente, su tutte le sfere della loro vita. Restituire dignità al sonno significa restituire salute e qualità della vita".
Il passaggio da condizione transitoria a malattia
L'insonnia cronica è quindi una patologia che altera i meccanismi regolatori del sonno, incide sull'equilibrio neurochimico e compromette il funzionamento cognitivo, emotivo e metabolico. La difficoltà maggiore è riconoscere quando l'insonnia, da condizione transitoria, diventa una malattia a sé stante. In questa transizione, spesso impercettibile, si nasconde la cronicità: il disturbo si stabilizza, resiste ai tentativi di compensazione e inizia a influenzare in modo profondo la vita quotidiana.
Rinonoscerla per prevenire conseguenze serie
"La diagnosi di insonnia cronica - spiega Matteo Balestrieri, Professore di Psichiatria, Co-Presidente SINPF - richiede che le difficoltà di addormentamento, i risvegli notturni o il risveglio precoce si presentino per almeno tre notti alla settimana e per più di tre mesi consecutivi, con un impatto significativo sulla vita diurna. È una condizione molto più comune di quanto si pensi: fino al 10% della popolazione adulta soddisfa i criteri diagnostici. L'insonnia cronica non va vista come un semplice sintomo, ma come una patologia autonoma, con implicazioni che si estendono alla sfera cardiaca, metabolica e mentale. Riconoscerla e trattarla precocemente è fondamentale per prevenire conseguenze più gravi".
Tra oscillazioni ormonali e pressione costante
Nel percorso di riconoscimento e trattamento dell'insonnia, il medico di medicina generale ha un ruolo centrale: è il primo punto di contatto con la paziente, la figura che può cogliere i segnali precoci e orientare verso un approccio terapeutico adeguato. Dietro la maggiore incidenza femminile si intrecciano fattori biologici, psicologici e sociali. Le oscillazioni ormonali nelle diverse fasi della vita - pubertà, gravidanza, post-partum e soprattutto menopausa - alterano i ritmi circadiani e modificano la struttura del sonno. Ma a questo si somma una pressione costante: le donne continuano a sostenere il peso di una duplice responsabilità, professionale e familiare, con una tendenza a mettere le esigenze degli altri prima delle proprie.
Dormire bene è un bisogno fisiologico primario
"L'insonnia cronica è molto più diffusa tra le donne - osserva la professoressa Emi Bondi, direttrice del Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze di Bergamo - perché sia sul piano biologico che sul piano sociale presentano un maggior numero di fattori di rischio per sviluppare questa patologia. Sul piano biologico conosciamo l'importanza delle fluttuazioni degli ormoni femminili e la maggior incidenza di ansia e depressione, sul piano sociale lo stress legato all'ansia da prestazione, la gestione di ruoli multipli e la difficoltà a staccare la mente; tutti fattori che contribuiscono a creare uno stato di allerta costante. Nella menopausa, poi, la vulnerabilità aumenta, ma molte donne non riconoscono l'insonnia come un problema di salute: la vivono come un aspetto inevitabile della propria età, invece di parlarne con il proprio medico. E invece dormire bene è un bisogno fisiologico primario, tanto quanto mangiare o respirare: un sonno di qualità migliora la memoria, la concentrazione e la regolazione emotiva".
Tre donne su quattro non hanno mai ricevuto una diagnosi formale
Tre donne su quattro non hanno mai ricevuto una diagnosi formale di insonnia cronica, anche se nel 57% dei casi il disturbo aggrava le preoccupazioni legate alla patologia principale e nel 52% peggiora i sintomi. Il 35% delle intervistate riferisce inoltre difficoltà di aderenza alle terapie, mentre in media trascorrono due anni prima che la paziente decida di parlarne con uno specialista. "I risultati della nostra ricerca – commenta Sara Carloni per Onda - mettono in luce come l'insonnia cronica rappresenti un peso aggiuntivo per chi vive già con una malattia cronica. Dormire male amplifica i sintomi, indebolisce le capacità di reazione e accentua il senso di isolamento. E' necessario riconoscere l'insonnia cronica come patologia indipendente, con la sua diagnosi e la sua terapia, perché solo così si può migliorare la gestione complessiva delle altre malattie e restituire alle donne una qualità di vita accettabile.