"Non c'è salute senza salute mentale", perché l'Oms lancia l'allarme

Diffusi, non compresi e non adeguatamente trattati . Queste sono le tre principali caratteristiche dei disturbi mentali rilevate dalle analisi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nei suoi ultimi due lavori sulla salute mentale. Lavori che da un lato fotografano la situazione a livello sanitario e dall’altro lo stato delle cose per quanto riguarda i servizi implementati, gli investimenti e le politiche attuate dai vari Paesi. Più di un miliardo di persone nel mondo convive con un problema di salute mentale. Vale a dire circa una persona su sette. Numeri che preoccupano ma che purtroppo non stupiscono. Basti pensare che, come rileva l’Oms, tra il 2011 e il 2021, il numero di persone con disturbi mentali è aumentato più rapidamente di quanto abbia fatto la popolazione a livello mondiale. Ma se è difficile parlare di salute mentale senza cadere nella retorica, lo è altrettanto farlo senza banalizzare una condizione che tocca – direttamente e indirettamente - una buona parte della popolazione a livello mondiale, in modo diversificato, con tantissime disparità a livello territoriale ma con una sola certezza: i disturbi mentali posso colpire chiunque e a qualsiasi età. Per questo, segnala l’Oms, bisogna lavorare su politiche e investimenti. Come spesso viene detto quando si parla di evoluzioni e mutamenti, si tratta di cambiare il paradigma. Nonostante la crescente attenzione a questi temi emersa durante la pandemia di Covid, che ha visto aumentare i casi registrati e ha portato anche - rileva l’Oms - a significativi progressi nel rafforzamento delle politiche sulla salute mentale, in pochi Paesi è stata adottata una legislazione in materia basata anche sui diritti umani. Una legislazione che di fatto metta nero su bianco un nuovo approccio, incentrato sulla persona e sui suoi diritti. E poi c’è tutto il tema degli investimenti: dalla prevenzione al sostegno. Secondo quanto emerso dal “2024 Mental health Atlas”, che in questa ultima edizione prende in esame 144 Paesi - tre quarti degli Stati membri dell’Oms - la situazione è di poco cambiata rispetto a una decina di anni fa. La spesa media delle nazioni per la salute mentale è rimasta, infatti, pressoché invariata dal 2017: si parla in media del 2% del proprio bilancio sanitario messo a disposizione in materia di salute mentale, con notevoli disparità tra paesi ad alto e basso reddito. Si passa, ad esempio, da Paesi che possono spendere fino a 65 dollari pro capite a quelli che non arrivano a superare la soglia di un dollaro a persona. E questa è solo una delle tante disomogeneità quando si parla di salute mentale e della sua gestione a livello globale. Anche se ci sono stati dei miglioramenti che l’Oms definisce come “incoraggianti”, gli ultimi dati rilevati mettono in luce che si è ben lontani dal raggiungere quei target e quegli obiettivi che l’organizzazione si era posta nel suo cosiddetto “Comprehensive Mental Health Action Plan 2013-2030”. C’è molto lavoro da fare dunque, a livello governativo e non solo. Nell’altro lavoro pubblicato, sempre in queste ore, dall’Oms si guarda più ai dati in senso stretto. Quei numeri che a loro volta celano le storie di persone che si trovano a convivere con qualcosa spesso sconosciuto, difficile da raccontare e quindi da affrontare. Bastano poche pagine del “World mental health today” - il rapporto più aggiornato dell’Oms per quanto riguarda i numeri in materia - per capire la complessità dietro alla macrocategoria dei “disturbi mentali”. Non solo per i tanti e vari disturbi che vengono analizzati ma anche - e forse soprattutto - per l’impatto che hanno sulle vite delle persone lungo l’intero ciclo di vita. Anche se spesso si associano i disturbi mentali all’età più giovane, quello che emerge, è che in quanto a prevalenza nella popolazione mondiale, queste condizioni colpiscono, per oltre il 13%, anche gli over 80. A essere complessivamente più colpite sono le donne, anche se - come spesso accade quando si parla di salute e benessere - dipende molto dal disturbo che viene preso in considerazione. Se si guarda invece alla prevalenza e ai disturbi mentali più comuni, si contendono il primato quelli legati all’ansia e alla depressione, entrambi spesso sottovalutati. Si stima che nel mondo solo il 9% delle persone che convivono con la depressione siano seguite e supportate nel loro percorso in modo adeguato. Alla luce di questi dati, seppur pochi rispetto alla mole di analisi proposte in questi due nuovi report targati Oms, diventa ancora più chiaro e rilevante il grido d’allarme lanciato dal direttore generale dell’Organizzazione, Tedros Adhanom Ghebreyesus nel presentare la situazione a livello mondiale: "Investire in salute mentale significa investire nelle persone, nelle comunità e nelle proprie economie: un investimento che nessun Paese può permettersi di trascurare”, sottolinea Ghebreyesus. Per poi aggiungere: “Governi e leader hanno la responsabilità di agire urgentemente e di assicurarsi che l’assistenza sanitaria quando si parla di salute mentale non sia considerata un privilegio ma un diritto fondamentale per tutti”.

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Simonetta Poltronieri