Le persone con disabilità in Ue sono meno povere. Ma sempre in difficoltà

Se è vero che il livello di civiltà di ogni società si può misurare dal modo in cui tratta le fasce di popolazione più deboli, i dati relativi alle difficoltà economiche vissute dalle persone affette da qualche forma di disabilità sono indicativi della salute dell’Europa. Gli ultimi dati, appena pubblicati da Eurostat, testimoniano un miglioramento complessivo della situazione in tutti i Paesi dell’Unione europea. E l’Italia, in termini assoluti, è uno di quelli in cui la differenza col resto della popolazione è meno marcata. Difficoltà per 1 su 4 Nel 2024, il 22,8 per cento delle persone di età pari o superiore a 16 anni con disabilità - il che significa con con limitazioni lievi e gravi nello svolgimento delle proprie attività - nell'Unione europea viveva in famiglie che hanno dichiarato di avere difficoltà ad arrivare a fine mese; in altre parole, le loro risorse finanziarie non coprivano le spese necessarie abituali. Per contestualizzare meglio i dati, a titolo di confronto, la quota di chi vive in difficoltà economiche era del 15 per cento tra le persone senza limitazioni nelle attività. In tutti i paesi dell'UE, nel 2024 le persone con disabilità avevano maggiori probabilità di avere difficoltà ad arrivare a fine mese rispetto alle persone senza disabilità. Ma sono enormi le differenze tra i diversi Paesi. La quota di persone con disabilità che vivevano in una famiglia che dichiarava di soffrire di tali difficoltà finanziarie era più bassa in Lussemburgo , Germania , Paesi Bassi e Finlandia , mentre raggiunge livelli drammatici in Bulgaria e ancor di più in Grecia . L’Italia è leggermente sopra la media Ue, ma è anche una delle nazioni europee con la minor differenza tra chi ha disabilità e la media nazionale delle persone in difficoltà economica. Inoltre, per dare il giusto peso alla statistica appena analizzata, è indispensabile fornire anche il dato di incidenza dei vari impedimenti allo svolgimento delle proprie attività in termini assoluti. E, da questo punto di vista, il nostro è uno dei Paesi più fortunati d’Europa: il 14,5 per cento di italiani è afflitto da una forma, lieve o grave, di disabilità. Solo Malta e la Bulgaria vantano tassi inferiori al nostro. Deprivazione materiale in calo Altro aspetto positivo che emerge dai dati è che nel tempo i numeri mostrano un progresso, per tutta l’Unione ma ancor più per l’Italia. E lo sono soprattutto per quel che riguarda i problemi economici più gravi, cioè i casi di vera e propria deprivazione materiale. Dieci anni fa la media europea di persone con disabilità che si trovavano in condizioni di povertà era del 14 per cento, mentre l'anno scorso dell’8%. In Italia il miglioramento è stato ben più marcato, e il nostro Paese è passato dall’essere sopra la media Ue nel 2015 a essere tra i Paesi più virtuosi . I criteri di povertà Il paniere scelto dall’Ufficio statistico europeo per definire il livello di difficoltà economiche è costituito da quattro voci, che vanno dalle esigenze primarie - come riuscire a mettere insieme il pranzo con la cena, in modo nutrizionalmente completo, e pagare le spese di ordinaria amministrazione - a quelle meno gravi, come la capacità di affrontare spese impreviste o di potersi permettere una settimana di vacanza all’anno. Nel caso dell’Italia, quasi la metà non può andare in ferie, dato da leggere insieme a quello che riguarda tutta la popolazione, che in un terzo dei casi è nelle stesse condizioni economiche. Altra difficoltà molto diffusa è quella relativa a spese impreviste che riguarda il 37,5 per cento di chi ha una qualche forma di disabilità. Meno diffuse, fortunatamente, le famiglie che stentano a potersi permettere un'alimentazione completa e quelle che sono attanagliate dai debiti di cui difficilmente riusciranno a liberarsi.

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Gabriele De Palma