In Italia le donne guadagnano ancora troppo poco rispetto agli uomini

La situazione potrebbe ricordare la battuta di un film di Woody Allen: il cibo non è buono in questo posto, e le porzioni sono così piccole. Solo che in questo caso l’oggetto del discorso è un tema decisamente più serio: le donne italiane e il lavoro. Che per quanto riguarda la popolazione femminile dello Stivale è poco e non è pagato a sufficienza. Il risultato, tra gli altri, è una differenza di salari maschili e femminili tra le più alte d’Europa. LAVORO E REDDITO: GLI APPROFONDIMENTI PUBBLICATI E IN PROGRAMMA Redditi: sì, l’Italia è uno dei Paesi più diseguali della Ue Stipendi: quanto guadagnano i lavoratori dipendenti in Italia? Retribuzioni, gli uomini guadagnano ancora più delle donne A che punto è la mobilità economica e sociale in Italia? La differenza di stipendi Se i dipendenti italiani in generale sono pagati poco, per le lavoratrici va decisamente peggio, sia in assoluto che a confronto con l’altro genere. Le medie calcolate dall’Inps lasciano poco spazio a dubbi da questo punto di vista. Nel privato, la retribuzione annua media dei lavoratori maschi nel 2024 risultava infatti pari a 27.967 euro, quella delle femmine si fermava invece a 19.883, oltre 8mila euro di meno. In termini percentuali significa che nel corso di 365 giorni le donne del Belpaese incassano in media il 41% meno a testa rispetto agli uomini. Questo in generale, perché in certi settori il divario può diventare ancora più ampio. Nella finanza e nelle assicurazioni, per esempio, uno dei rami con i salari mediamente più alti, lo scarto a sfavore di un sesso, sempre lo stesso, è di oltre 22mila euro annui, il 48% in meno. Ancora più profondo il fossato percentuale nell’immobiliare, sempre a sfavore del medesimo genere: -68%. Va un po’ meglio se ci si sposta nel pubblico, ma la distanza resta comunque larga e soprattutto a danno della solita quota di popolazione, che pure in questo settore è maggioritaria: sei dipendenti su dieci sono infatti donne. La Pubblica amministrazione garantisce stipendi pro capite un po’ più sostanziosi a tutti ma riduce il gender gap solo leggermente: - 29% a sfavore delle lavoratrici a partire da retribuzioni più consistenti per entrambi, 41.117 euro annui contro 31.679. Il fossato di genere è massimo nell’Università e nel Servizio sanitario, mentre è leggermente a favore delle donne nella Scuola. La differenza di occupazione Questi numeri sembrano grandi già a prima vista ma diventano ancora più significativi se osservati in prospettiva, ovvero a confronto con gli altri Paesi europei. Secondo Eurostat, l’ufficio statistico Ue, il divario di genere nelle retribuzioni in Italia è il terzo più alto d’Europa, solo Austria e Paesi Bassi presentano un dato maggiore tra i ventisette stati membri. Ma l’aspetto più interessante è la composizione di questo gap: nello Stivale la distanza tra i sessi dipende in massima parte dal tasso di occupazione femminile, che è particolarmente basso. In altre parole, le donne italiane sono poco presenti nel mercato del lavoro. Per capire quanto poco, basta guardare al confronto con il resto dell’Ue dove l’Italia detiene un record non invidiabile, quello del più esiguo tasso di occupazione femminile. Il 57,4% nel 2024 contro una media comunitaria del 70,8% e lontanissima dai Paesi nordici che guidano questa classifica con percentuali vicine all’80%: Estonia, Svezia, Paesi Bassi, Lituania e Germania. Negli anni il dato tricolore sta migliorando ma non abbastanza e continua a segnalare l’arretratezza del sistema economico e culturale del nostro Paese. La differenza del part-time C’è poi un’altra ragione per un gender gap così alto come quello tricolore. Le donne non solo sono poco occupate ma, quando lo sono, ricorrono al part time con una frequenza superiore agli uomini in tutti i comparti, come dimostrano, una volta di più, i dati Inps. In alcuni settori privati, quello alberghiero e della ristorazione, per esempio, ma anche la sanità e l’assistenza sociale la percentuale di lavoratrici a tempo parziale è vicina quando non supera il 60% delle occupate, dati molto superiori a quelli degli uomini. Ovviamente questo fattore incide sulla retribuzione annuale. Complessivamente, il ricorso al part time da parte dei dipendenti di genere femminile nel privato è di 27 punti percentuali superiore a quello dei maschi.

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In Italia le donne guadagnano ancora troppo poco rispetto agli uomini

Raffaele Mastrolonardo