Trump, il Messico e la disputa sull’acqua

Per la politica estera dell’amministrazione Trump, di recente, si è aperto un altro fronte: quello con il Messico. Al centro della disputa, questa volta, non ci sono il confine, l’immigrazione illegale o l’ingresso di droga negli Stati Uniti o, in generale, qualcosa che gli USA vogliono tenere al di fuori del loro territorio. Al contrario, a far levare gli scudi statunitensi c’è una cosa che gli Stati Uniti vorrebbero che entrasse copiosamente dal Paese vicino: l’acqua. Il tema è tanto cruciale quanto complicato e le origini della disputa risalgono a un accordo del 1944 con cui gli USA e il Messico si impegnavano a dividere le risorse idriche derivanti dal fiume Rio Grande e dal fiume Colorado, e a inviarsi reciprocamente acqua in caso di scarsità ed esigenze. In base a tale trattato, il Messico è obbligato a fornire agli Stati Uniti circa un milione di litri d’acqua all'anno, e lo stesso deve fare Washington . La siccità Le cose sono andate bene per quasi ottant’anni, almeno fino a quando, per effetto del cambiamento climatico, la siccità non ha preso a mordere, mandando gambe all’aria l’intesa. Così il Texas e le sue fertili pianure si sono ritrovati a secco e il Messico, d’altra parte, in condizioni non migliori, si è ritrovato nell’impossibilità di inviare verso nord l’acqua promessa. O meglio, ha tentato di farlo, ma questo, nel 2020, ha portato a una rivolta di contadini dello Stato di Chihuahua che, come scrive il New York Times, armati di bastoni, pietre e scudi fatti in casa, hanno teso un’imboscata a centinaia di soldati di guardia a una diga e hanno preso il controllo di uno dei più importanti bacini idrici della regione di confine. “Il governo messicano inviava acqua – la loro acqua – in Texas – scrive il giornale – lasciando praticamente nulla per i loro raccolti. Così hanno preso il controllo della diga di La Boquilla e si sono rifiutati di permettere che l’acqua fluisse verso gli Stati Uniti per più di un mese. L’occupazione della diga è un esempio lampante di quanto le persone siano disposte a spingersi per difendere i propri mezzi di sussistenza minacciati dal cambiamento climatico e del tipo di conflitto che potrebbe diventare più comune con condizioni meteorologiche sempre più estreme” La minaccia di Trump Da allora, anche se la rivolta è stata sedata, le cose non sono molto cambiate. Anzi, se possibile, sono peggiorate. Scrive infatti El País che “il governo di Claudia Sheinbaum deve ora consegnare 249 milioni di metri cubi d’acqua entro il 31 gennaio 2026, per rispettare il Trattato sulle acque del 1944. Questa è solo una piccola parte del deficit totale. Durante il mandato di sei anni dell’ex presidente messicano Andrés Manuel López Obrador, si è accumulato un deficit di 1,6 miliardi di metri cubi, un altro problema ereditato che la presidente sta cercando di affrontare da un anno. Dal 2020 al 2024, durante gli ultimi quattro anni della presidenza di López Obrador, il Messico ha fornito solo 500 milioni di metri cubi d’acqua. Dall’insediamento di Sheinbaum, il Paese ha iniziato a recuperare terreno e ha fornito oltre 600 milioni di metri cubi”. Risultati importanti, soprattutto considerando che il Messico, tanto quanto il Texas, deve fare i conti con una feroce siccità, ma non sufficienti. Almeno secondo Trump, che pochi giorni fa ha minacciato ulteriori dazi del 5% sulle merci messicane se il Messico non risarcirà immediatamente il suo debito idrico. Il debito Un debito che, anche volendo, il Messico proprio non saprebbe come ripagare, visto che l’acqua a sua disposizione è quella che è e che non è politicamente percorribile l’ipotesi di assetare i propri contadini per soddisfare le richieste di Trump. Inoltre, fa notare Foreign Policy: “Non è del tutto chiaro a cosa si applicherebbe questo dazio, poiché la maggior parte dei dazi di Trump sul Messico esentano i beni coperti dall’accordo Stati Uniti-Messico-Canada. Ma sarà un interessante spunto di discussione quando l’accordo commerciale trilaterale sarà sottoposto a revisione il prossimo anno”. Interessante soprattutto perché Trump avrà delle difficoltà a pretendere dal Messico qualcosa che il Messico non ha.

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Luciana Grosso