Medici di famiglia, da autonomi a dipendenti del Ssn: la possibile riforma
Salute e BenessereLa bozza di riforma, visionata in anteprima dal Corriere della Sera, prevede che i medici di famiglia diventino dipendenti del Servizio sanitario nazionale. Dovranno lavorare 38 ore settimanali, con un minimo di ore dedicate ai pazienti e il resto per la programmazione territoriale, garantendo una presenza costante per i cittadini. Ecco le novità previste
"Un cambiamento epocale". Così il Corriere della Sera definisce la bozza di riforma, un documento di 22 pagine che ha letto in anteprima, che modifica il rapporto tra i medici di famiglia e il Servizio sanitario nazionale. Al momento, i medici di medicina generale sono lavoratori autonomi pagati dal Snn, il che permette loro di organizzare autonomamente il proprio tempo e il proprio lavoro. Se la bozza di riforma entrerà in vigore, i nuovi medici di base diventeranno dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale, proprio come i medici ospedalieri. Ecco nel dettaglio le novità previste dalla bozza di riforma, finalizzata a garantire un’assistenza più capillare e a far funzionare le 1.350 Case della Comunità finanziate con 2 miliardi di euro dal Pnrr.
Le principali novità contenute nella bozza
Le novità principali contenute nelle bozza, sostenuta dal ministro della Salute Orazio Schillaci e dalle Regioni, sono tre. La prima riguarda l’attività di assistenza primaria in medicina e pediatria: per migliorarla, si stabilisce che debba esserci un “rapporto di impiego” diretto. La seconda novità riguarda il cambiamento del rapporto tra il Servizio sanitario nazionale, i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta che non sono dipendenti del Ssn. Questo tipo di rapporto è destinato a esaurirsi nel tempo. In base a quanto scritto nella bozza, i nuovi medici di famiglia saranno assunti, mentre quelli già in servizio potranno scegliere se continuare come liberi professionisti o passare a un contratto da dipendenti del servizio sanitario. La terza novità stabilisce che i medici dovranno operare “sia presso gli studi sia presso le Case della Comunità”, strutture dove i cittadini potranno trovare medici di famiglia e specialisti disponibili dalle 8 del mattino alle 8 di sera, in grado di offrire servizi diagnostici avanzati, come elettrocardiogrammi, ecografie e spirometrie.
Come potrà funzionare il nuovo modello di assistenza?
La bozza di riforma stabilisce che i medici di base dovranno lavorare 38 ore alla settimana, mentre attualmente il minimo garantito varia tra le 5 e le 15 ore, a seconda del numero di pazienti. In particolare, si specifica che queste 38 ore dovranno essere suddivise in base al numero di assistiti, secondo il seguente schema:
• fino a 400 assistiti: 38 ore da rendere nel distretto o sue articolazioni, delle quali 6 ore da dedicare agli assistiti e le restanti per le esigenze della programmazione territoriale;
• da 401 a 1.000 assistiti: 12 ore da dedicare agli assistiti e le restanti per le esigenze della programmazione territoriale;
• da 1001 a 1.200 assistiti: 18 ore da dedicare agli assistiti e le restanti per le esigenze della programmazione territoriale;
• da 1.201 a 1.500 assistiti: 21 ore da dedicare agli assistiti e le restanti per le esigenze della programmazione territoriale;
• oltre a 1.500 assistiti: 24 ore da dedicare agli assistiti e le restanti per le esigenze della programmazione territoriale.
Ciò significa che se la modifica dell’impianto legislativo vigente andrà in porto, il medico di famiglia dovrà seguire le indicazioni del distretto sanitario, alternando il lavoro con i propri pazienti a quello a disposizione della comunità. In questo modo verrà garantita ai cittadini la presenza di un medico di famiglia durante l’intera giornata e tutta la settimana.
Cambia anche la formazione
Sono previste anche importanti novità per il sistema di formazione. Attualmente, per diventare medico di medicina generale, un medico neolaureato deve frequentare un corso di formazione triennale gestito dalle Regioni. La bozza di riforma propone di trasformare questo corso in un corso di laurea specialistico di 4 anni, con docenti qualificati, come accade per la formazione dei medici ospedalieri.
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