Ma è vero che a Natale siamo tutti più buoni? Forse sì

Sono le otto di mattina della vigilia di Natale. Il cielo è terso e l’aria è gelida. Nonostante il sole illumini le case e le strade, non riesce a scaldare l’atmosfera. Daniele Badiali, presidente dell’Associazione bolognese Il Parco, ha le guance rosse e le labbra screpolate, mentre istruisce gli oltre cento volontari accorsi per organizzare il tradizionale pranzo di Natale solidale, che si terrà domani. Il centro commerciale di Via Larga si riempirà di ospiti, anziani soli o famiglie affidate ai servizi sociali, che si aspettano di partecipare a un evento che, ormai, è diventato un appuntamento annuale. “Organizziamo il pranzo – racconta Badiali – da trent’anni. Approfittiamo che il centro commerciale del quartiere a Natale è chiuso e nei suoi corridoi allestiamo i tavoli. Ogni anno vengono ad aiutarci volontari da tutta l’Emilia-Romagna, persino da tutta Italia. Un anno ci ha raggiunto un volontario da Napoli”. L’iniziativa “Un Natale per chi è solo” accoglie circa 300 ospiti all’anno e offre loro un pranzo che cerca di essere, nei limiti del possibile, ricercato. “Non vogliamo – spiega Daniele – essere una mensa. Cerchiamo di offrire a chi viene a trovarci, senzatetto o anziani rimasti soli, qualche ora di serenità. Per questo ci concentriamo su dettagli come l’apparecchiatura natalizia, la musica, i giochi da tavolo”. Coordinare i volontari, posizionare i tavoli e preparare l’allestimento non è un lavoro facile, per questo il Natale di Daniele comincia all’alba. “Al mattino, divido i compiti da portare a termine e faccio un breve briefing. Poi, i volontari più forzuti si occupano di portare i tavoli al centro commerciale, mentre gli altri vanno a prendere il cibo dai nostri sponsor. A mezzogiorno cominciano ad arrivare gli ospiti e verso l’una inizia il pranzo. Noi volontari ci occupiamo di servire ai tavoli e, quando tutti hanno finito di mangiare, sparecchiamo e mettiamo la musica. Mentre gli ospiti si divertono ballando o chiacchierando, noi iniziamo a pulire e a mettere in ordine”. Le festività di Daniele, come quelle degli altri volontari, girano intorno al pranzo solidale. “La mia famiglia – racconta – ha spostato il pranzo di Natale al 26, per permettermi di lavorare all’evento. All’inizio si sono un po’ lamentati, ma poi hanno capito quanto questa esperienza conti per me. Ogni anno mi porto dentro ricordi che mi scaldano il cuore. Come l’immagine di una bambina siriana, in sedia a rotelle, che durante l’ultimo pranzo di Natale è stata presa dagli altri bambini, che hanno iniziato a fare il girotondo intorno a lei. Gli occhi della bimba erano pieni di luce”. dai "regali solidali" ai "giocattoli sospesi": le iniziative “A Natale siamo tutti più buoni? Secondo la mia esperienza è vero” sorride Paolo Valente, vicedirettore della Caritas Nazionale. “Nel periodo delle feste, noto una maggiore propensione alle offerte e crescono anche i volontari che ci vengono ad aiutare. Questo è il periodo dell’anno dove ci si ricorda di più degli altri e l’idea del dono è implicita nel messaggio del Natale”. Oltre al volontariato e alle offerte, nel periodo natalizio aumentano anche le persone che si scambiano i “regali solidali”. “Molte Caritas diocesane – spiega Valente – offrono questa opportunità. Puoi donare, ad esempio, venti euro per garantire un pasto caldo o una notte in dormitorio e, in cambio, ti sarà data una cartolina a testimoniare questa offerta. Quella cartolina può diventare un regalo di Natale originale e molto apprezzato”. Sono circa 217 le Caritas presenti sul territorio nazionale e ognuna si attiva, nel periodo natalizio, per evitare che qualcuno venga dimenticato ai margini. “Una criticità che riscontriamo nel periodo delle feste – commenta Valente – è la quantità di persone rimaste sole che si rivolge ai nostri servizi. Per questo ogni anno cerchiamo di offrire aiuti concreti, come le linee di supporto telefonico o le iniziative di socializzazione promosse dai nostri volontari. Tra queste, ad esempio, i pranzi o le cene solidali”. Sono molte altre, poi, i servizi che le Caritas mettono in atto per rendere il Natale un’occasione di festa per tutti. “A Pisa, ad esempio, ha molto successo la pratica del libro o del giocattolo sospeso. Si ha la possibilità, cioè, di pagare un piccolo regalo per le famiglie che non possono permetterselo”. una telefonata contro la solitudine Agnese è volontaria di “Telefono Amico” da tre anni. “Da quando sono andata in pensione, sentivo il bisogno di dedicare il mio tempo agli altri” spiega. “Telefono Amico” è un servizio che mette in contatto telefonico dei volontari con delle persone bisognose di supporto psicologico. “Il compito del volontario – spiega Agnese – è fornire un ascolto attivo, partecipando alla chiamata con empatia e trattando la storia che viene raccontata come un regalo prezioso”. Durante il periodo natalizio, le linee di “Telefono Amico” sono tutte occupate: le persone che cercano un supporto sono molte di più. “La prima volta – ricorda Agnese – che ho offerto il mio aiuto durante le feste era il 26 dicembre. Ho sempre vissuto il Natale con gioia, anche perché a Santo Stefano cade il mio anniversario di matrimonio. Non ho mai pensato che qualcuno potesse soffrire in questo periodo incantato. Ma quando ho ricevuto la mia prima chiamata durante le festività, ho capito che non era così. Il Natale può essere molto crudele con chi, per qualche motivo, è rimasto solo”. Infatti, il tema ricorrente delle telefonate durante il periodo natalizio è uno, la solitudine. “Diciamo – spiega Agnese – che le feste sono come la domenica. Le persone ci chiamano perché non hanno nessuno con cui passarle o perché sono arrabbiati vedendo la felicità degli altri. I motivi del senso di solitudine, poi, sono i più disparati: dal lavoratore fuori sede che non riesce a tornare a casa fino all’anziana rimasta vedova”. Tutto quello che Agnese deve fare, durante la chiamata, è offrire più sostegno possibile. “Cerco di offrire la mia vicinanza senza farmi travolgere dalle emozioni, ma non è facile. Certe storie di dolore ti entrano dentro e non puoi dimenticarle” si commuove.

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