Dopo 5 mesi di Trump quali sono gli effetti sulle disuguaglianze

Cosa è successo in cinque mesi di presidenza di Donald Trump? Mentre le azioni in politica estera sono sotto gli occhi di tutti, così come quelle relative all’economia e alla finanza globale, è dentro i singoli stati federali che bisogna andare a vedere per capire qual è il vero impatto sulla popolazione statunitense di un presidente che ha scelto di rendere l’America più “grande”, sì, ma anche più povera. I dazi sono una delle misure che potrebbero avere più impatto, anche se a fine maggio il tribunale federale statunitense per il commercio internazionale ha giudicato illegittimi la maggior parte di quelli imposti dal presidente ricorrendo all’International Emergency Economic Powers Act. Ma la Casa Bianca ha presentato un ricorso e se dovessero essere confermati è da qui che dobbiamo partire: secondo uno studio del Budget Lab dell’università di Yale, un nucleo familiare statunitense medio perderebbe circa 3800 dollari all’anno a causa dei dazi. Per le famiglie con i redditi più bassi, l’impatto sarebbe ancora più pesante: il 10% più povero perderebbe il 4% del proprio reddito disponibile, mentre per il 10% più ricco la quota si fermerebbe all’1,6%. Le ricadute arriverebbero non solo sui consumatori, ma anche su lavoratori e lavoratrici. il Brookings Institution ha identificato quali, tra le 3143 contee degli Stati Uniti, sono più a rischio. Sono quelle in cui si trovano i comparti produttivi coinvolti dai dazi di ritorsione cinesi, che colpirebbero circa 80 prodotti in 14 settori industriali, tra cui automobili, petrolio e gas, macchinari agricoli e produzione di attrezzature e comprendono tra i 400 mila e i 700 mila posti di lavoro. Le tasse e la lotta ai migranti Anche se l’effetto desiderato e propagandato dovrebbe essere quello di proteggere i cittadini americani, le politiche di deportazione dei migranti avranno a lungo termine conseguenze negative per tutto il Paese dal punto di vista delle disuguaglianze. Lo fa notare il ricercatore Jeremy Ney, autore della newsletter American Inequality, che riporta gli effetti negativi dei nuovi poteri attribuiti da Trump ai funzionari dell’immigrazione : con l’accesso ai database riservati dell’agenzia delle entrate , per rintracciare migranti irregolari, milioni di persone senza documenti potrebbero temere di essere rintracciate tramite la dichiarazione dei redditi, smettendo di pagare le tasse. Questo potrebbe ridurre ampiamente le entrate fiscali, visto che solo nel 2022, i migranti irregolari hanno versato quasi 97 miliardi di dollari in tasse federali, statali e locali. Una riduzione anche solo del 10% nella loro partecipazione fiscale causerebbe una perdita annuale di 8,6 miliardi di dollari per il governo federale. Ma non sarebbe l’unica conseguenza. Non è così noto che la dichiarazione dei redditi negli Stati Uniti è anche uno strumento di riduzione della povertà. Questo grazie al tax credit, cioè il credito sulle imposte, in due versioni, pensate per sostenere i lavoratori a basso reddito, soprattutto quelli con figli: l’Earned Income Tax Credit e il Child Tax Credit . Secondo i dati del Census Bureau, nel 2019 l’EITC e il CTC combinati hanno aiutato 9,4 milioni di persone a uscire dal povertà, tra cui quasi 5 milioni di bambini. Secondo Jeremy Nay, il timore paura che i dati fiscali vengano usati per fini repressivi, amplificata da dichiarazioni intimidatorie di ex dirigenti ICE, potrebbe scoraggiare milioni di famiglie dal presentare le dichiarazioni dei redditi e lasciarle quindi fuori dai benefici del credito. Tagli su tagli Oltre alla chiusura dei programmi dell’agenzia USAid, che si occupava soprattutto di aiuti umanitari nei Paesi del sud globale, il presidente ha approvato una risoluzione di bilancio che prevede tagli per oltre 1 trilione di dollari a Medicaid e all’assistenza alimentare, per finanziare il rinnovo del Tax Cuts and Jobs Act . Secondo Oxfam, rinnovare il TCJA costerebbe circa 5,5 trilioni di dollari nel prossimo decennio, principalmente a causa delle agevolazioni fiscali per i più ricchi. Big Beautiful Act Infine, l’amministrazione Trump e i suoi alleati repubblicani al Congresso stanno cercando di approvare il “One Big Beautiful Bill Act”, che prevederebbe, tra le altre misure, la trasformazione in legge permanente dei tagli fiscali del 2017 voluti da Donald Trump, con un costo complessivo stimato in 3,8 trilioni di dollari in dieci anni. Secondo i repubblicani, la nuova legge “ridurrà la spesa pubblica e abbasserà in modo permanente le tasse per le famiglie e i creatori di posti di lavoro” e alla fine “renderà il governo più efficiente ed efficace per tutti gli americani”, come ha dichiarato lo speaker della Camera, Mike Johnson, dopo l’approvazione della legge . Ma le detrazioni più consistenti andranno ai cittadini più ricchi, che risparmieranno centinaia di migliaia di dollari all’anno in tasse: secondo nuove stime del Congressional Budget Office i tagli aumenterebbero i redditi disponibili per il 10% delle famiglie americane con i guadagni più alti in media del 2,3% all’anno nel prossimo decennio, mentre ridurrebbe i redditi del decimo più povero del 3,9%. “Raramente i tagli fiscali hanno lasciato i poveri così significativamente peggio di prima”, scrivono sul New York Times. Un disegno di legge “mai visto”, in un Paese che potrebbe essere ancora più segnato dalle disuguaglianze.

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