Italia sul divano, siamo ancora troppo sedentari?

Siamo più in forma rispetto al periodo pandemico — complice il lockdown e le varie limitazioni — ma una larga parte della popolazione conduce ancora uno stile di vita pericolosamente poco dinamico, soprattutto nelle regioni del Sud del Paese. È quanto emerge dall’indagine condotta dall’Istituto Superiore di Sanità e relativa all’attività fisica degli italiani. 20 minuti al giorno di movimento L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda ad adulti e over 65 di praticare almeno 150 minuti a settimana di attività fisica moderata oppure 75 minuti di attività intensa, o combinazioni equivalenti tra le due modalità. In pratica, dieci minuti al giorno di attività intensa o venti di attività più moderata. Chi segue questo regime è considerato “attivo”; chi, pur praticando un po’ di esercizio durante la settimana, non raggiunge le soglie indicate dall’OMS è definito “parzialmente attivo”. Chi invece non si muove nemmeno per pochi minuti al giorno è classificato come “sedentario”. Nel computo non rientrano solo le attività sportive, ma anche il lavoro svolto. Un agricoltore o un muratore, ad esempio, non avranno bisogno di iscriversi in palestra o dedicarsi ad altri esercizi: la loro attività quotidiana è già sufficiente. uno su due non ce la fa Secondo i parametri dell’OMS — e tenendo conto che le risposte degli intervistati potrebbero essere influenzate dalla cosiddetta “desiderabilità sociale” — un italiano su due non si muove abbastanza. Solo il 50% dei rispondenti rientra nella categoria degli “attivi”. L’altra metà si divide tra un 23% di persone parzialmente attive e un 27% di sedentari veri e propri. Non si tratta di un dato positivo, ma la tendenza è incoraggiante se guardata in prospettiva: è infatti il miglior risultato dall’inizio della pandemia da Covid-19. Nel biennio 2020-2021, i sedentari erano quasi uno su tre e gli attivi meno del 45%. Differenze demografiche e geografiche La sedentarietà aumenta con l’età: dal 22% tra i 18-34enni al 31% tra i 50-69enni. È più diffusa tra le donne e tra chi si trova in una condizione socioeconomica più svantaggiata: il 40% tra chi ha molte difficoltà economiche contro il 23% di chi non ne ha. Influisce anche il livello d’istruzione: è sedentario il 49% di chi ha solo la licenza elementare, contro il 22% dei laureati. Ma le differenze più marcate sono geografiche. A muoversi meno sono gli abitanti delle regioni del Mezzogiorno. In Abruzzo, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia, la percentuale di sedentari supera il 35%, con un picco negativo in Calabria, dove oltre una persona su due non ha svolto alcuna attività fisica. Le regioni più “sane” sono il Trentino Alto Adige e il Friuli Venezia Giulia, dove la quota di sedentari è inferiore al 10 per cento. Bene anche il Veneto, così come le Marche e fa notizia il 20 per cento di sedentari in Molise, unica regione del sud Italia a vantare simili virtuose percentuali. L'attività fisica negli over 65 Oltre all’indagine sulla popolazione tra i 18 e i 69 anni, l’ISS monitora anche l’attività fisica degli over 65 . Nel campione intervistato nel periodo 2023-2024, il 42% raggiunge i livelli raccomandati , il 22% svolge attività fisica ma in misura insufficiente, mentre il 37% risulta completamente sedentario. Le stesse differenze demografiche e geografiche si riscontrano anche tra gli anziani: la sedentarietà aumenta con l’età , è più diffusa tra le donne , tra chi ha difficoltà economiche e tra chi ha un basso livello di istruzione . Anche vivere da soli sembra incidere: è sedentario il 42% di chi vive solo, contro il 35% di chi vive in compagnia. A livello territoriale, gli over 65 sono più attivi al Nord e meno al Sud . Muoversi fa bene a tutto È importante ricordare che l’attività fisica regolare, preferibilmente di tipo aerobico e non necessariamente ad alta intensità, migliora la qualità della vita a ogni età. Ha effetti positivi sia sulla salute fisica sia sul benessere psicologico. Secondo i dati dell’OMS, l’esercizio fisico riduce la mortalità del 20-35%, contribuisce a prevenire le malattie metaboliche e cardiovascolari e quelle oncologiche . L’attività fisica aiuta anche a ridurre il tessuto adiposo in eccesso, agisce come protettivo sulla pressione arteriosa, migliora i livelli di colesterolo, tiene sotto controllo la glicemia e riduce del 35-50% il rischio di diabete di tipo 2. Infine, uno stile di vita attivo comporta benefici evidenti anche per l’apparato muscolo-scheletrico, contribuendo a prevenire o attenuare l’artrosi, e ha un impatto positivo sul benessere mentale: riduce il rischio di depressione , ansia, stress e solitudine.

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