Antibiotici, in Italia consumo aumentato del 6,4% nel 2023. I dati Aifa
Salute e BenessereIntroduzione
Il consumo di antibiotici è tornato a crescere in Italia, nonostante le campagne di sensibilizzazione e gli appelli per un uso responsabile, nel tentativo di contrastare l'antibiotico-resistenza. Il rapporto OsMed 2023, redatto dall’Agenzia Italiana del farmaco (Aifa), evidenzia come l’uso di questi farmaci nel 2023 sia aumentato del 6,4% rispetto all'anno precedente, con una forte variabilità regionale. Inoltre, il rapporto rileva disparità regionali ancora marcate nel consumo generale di farmaci, non attribuibili a motivi epidemiologici ma piuttosto a un’inappropriatezza nelle prescrizioni e nei consumi. Anche il consumo di farmaci generici è in lieve crescita, sebbene resti complessivamente basso, mentre la spesa per i farmaci di fascia C, acquistati direttamente dai cittadini, è in aumento. Ecco nel dettaglio i dati emersi dal rapporto Aifa che offre una panoramica dettagliata sull'uso dei medicinali in Italia.
Quello che devi sapere
Risale il consumo di antibiotici
La diffusione dei batteri resistenti agli antimicrobici è indicata dall’Oms come una delle grandi emergenze sanitarie che nel 2050 potrebbe provocare oltre 39 milioni di morti nel mondo. Un problema che riguarda da vicino l’Italia, che ha la maggiore resistenza riscontrata in Europa (con 200mila pazienti l’anno colpiti da batteri resistenti), che causa 11mila vittime. Per questo desta preoccupazione la ripresa, a partire dal 2022, del consumo di antibiotici nella Penisola
Antibiotici: prescrizione per quasi 4 persone su 10
Lo scorso anno, in base ai dati Aifa, quasi 4 persone su 10 hanno ricevuto almeno una prescrizione di antibiotico, con livelli più elevati al Sud, dove il 44,8% della popolazione ne ha assunto almeno uno in corso d’anno, contro il 30,9% del Nord e il 39,9% del Sud. “Differenze che fanno riflettere anche sull’appropriatezza delle prescrizioni e dei consumi”, sottolinea il rapporto
In crescita il consumo degli antibatterici
In particolare, il consumo di antibatterici a uso prevalentemente ospedaliero è in lieve ma costante aumento da circa un decennio. "Considerando che alcuni di questi antibiotici sono usati nel trattamento delle infezioni causate da microrganismi multi-resistenti ai farmaci, tali dati suggeriscono la necessità di migliorare la sorveglianza delle infezioni nosocomiali nelle strutture sanitarie, garantendo una risposta tempestiva e adeguata alle infezioni”, si legge nel rapporto. “Emerge, pertanto, la necessità di implementare programmi di 'Antimicrobial Stewardship' (uso prudente degli antibiotici) in particolar modo nelle popolazioni ad alta prevalenza d'uso per ottimizzarne il consumo e ridurre la resistenza antimicrobica"
Antibiotici: consumo medio e differenze geografiche
Sempre per quanto riguarda gli antibiotici, in Italia, il consumo medio nel 2023 si è attestato a 17,2 dosi giornaliere per 1000 abitanti, con significative differenze geografiche: al Nord il consumo è stato di 14,5 dosi, al Centro di 18,2, e al Sud di 20,3. A livello regionale, si osservano ulteriori disparità, con Bolzano a 11,1 dosi giornaliere e valori molto più alti in Abruzzo (22,4 dosi), Campania (21,7) e Basilicata (21,5)
Generici, sale lievemente il consumo
A crescere, seppur lievemente, è anche il consumo dei farmaci generici, ma l’Italia si colloca comunque al terz’ultimo posto in Europa. Il rapporto precisa che i generici erano il 9% nel 2011 e che sono saliti al 22,8% in termini di spesa e al 31,2% in termini di consumi. Il consumo di generici in Italia resta però basso, soprattutto se confrontato a quello di altri Paesi europei. Negli ultimi 5 anni è stata registrata una crescita del 3% dei medicinali 'no branded', che occupano ancora il 44,3% del mercato dei farmaci a brevetto scaduto. Forti, anche in questo caso, le differenze regionali
Aumenta la spesa dei farmaci di fascia C
Dal rapporto emerge, inoltre, un aumento della spesa per i farmaci di fascia C pagati dai cittadini, spinta dall'aumento dei prezzi e dello spostamento delle prescrizioni su quelli più costosi.
Nel 2023 questa spesa ha raggiunto quota 7,1 miliardi con un aumento del 9,8% rispetto al 2022. Nello specifico, il 54% della spesa (3,8 miliardi) è relativo a medicinali con obbligo di ricetta, il restante 46% a prodotti di automedicazione
Farmaci di classe C: i più acquistati
Le categorie di farmaci di classe C con ricetta maggiormente acquistati dai cittadini nel 2023 si confermano essere le benzodiazepine, i contraccettivi orali e i farmaci per la disfunzione erettile per i quali sono stati spesi 250 milioni di euro. Tra i farmaci di automedicazione, l’ibuprofene, seguito dal diclofenac, rappresenta il primo principio attivo per spesa. Per i farmaci di fascia C con ricetta, invece, a determinare la crescita della spesa sono stati l’aumento dei prezzi del 6,8% e la prescrizione di medicinali più costosi (effetto mix +2,1%), mentre i consumi restano invariati
Farmaci di fascia A: i più acquistati
Tra i farmaci di fascia A acquistati privatamente dai cittadini, l’amoxicillina in associazione all’acido clavulanico e il colecalciferolo risultano quelli a maggior
spesa, con un incremento rispetto all’anno precedente, rispettivamente del 16,9% e 21,5%. Tra i farmaci da automedicazione la categoria più gettonata sono i derivati dell’acido propionico (Fans) con il 12,6% della spesa complessiva con un valore di 416,3 milioni di euro
I consumi
In base ai dati emersi dal rapporto, nel 2023 in Italia ogni giorno sono state consumate complessivamente 1.899 dosi di medicinali ogni 1000 abitanti, il 69,7% delle quali erogate a carico del Ssn e il restante 30,3% acquistate direttamente dai cittadini. La spesa farmaceutica totale è stata pari a 36,2 miliardi di euro, di cui il 68,7% rimborsato dal Servizio sanitario nazionale
I farmaci più consumati: il podio
I farmaci per il sistema cardiovascolare si confermano al primo posto per consumi (513,9 dosi giornaliere per 1000 abitanti), seguiti da quelli dell'apparato gastrointestinale e metabolismo (298,6 dosi) e dai farmaci del sangue e organi emopoietici (144,5 dosi)
In aumento la spesa territoriale pubblica
La spesa territoriale pubblica, comprensiva di quella convenzionata e in distribuzione diretta e "per conto", è stata di 12 miliardi e 998 milioni, con un aumento rispetto all'anno precedente del 3%. La spesa per compartecipazione a carico del cittadino è stata invece pari a 1 miliardo e 481 milioni, circa 25 euro pro-capite, dato in calo dell'1,3% dovuto alla riduzione del 2,5% del differenziale di prezzo rispetto al generico dovuto da chi acquista invece il farmaco "originator". Aumenta invece dell'1,7% la spesa per i ticket sulla ricetta o la confezione.
La spesa per i farmaci acquistati dalle strutture pubbliche, infine, è stata pari a 16,2 miliardi di euro e ha registrato una crescita dell'8,4% rispetto al 2022
Aderenza alle terapie difficile per gli anziani
L’Aifa sottolinea, inoltre, che la scarsa aderenza del paziente alle prescrizioni del medico è la principale causa di non efficacia delle terapie farmacologiche. “Nel caso di terapie croniche, inadeguati livelli di aderenza e persistenza al trattamento sono associati a un aumento degli interventi di assistenza sanitaria,
morbilità e mortalità, rappresentando un danno sia per il paziente che per il Servizio sanitario nazionale”. La popolazione anziana è quella più a rischio per la compresenza di più patologie che richiedono un trattamento farmacologico. Tanto che oramai un anziano su tre (il 28,5%) assume 10 o più farmaci diversi in corso d’anno, mentre il 68% degli over 65 ha ricevuto prescrizioni per almeno 5 medicinali diversi. Inoltre, dal rapporto emerge che 3 pazienti su 10 assumono almeno 5 medicinali diversi per sei o più mesi l’anno, con un andamento crescente con l’aumentare dell’età, fino a toccare il picco del 44% degli ottantanovenni in politerapia con almeno 5 farmaci
Presidente Aifa: “Dati in miglioramento ma c’è ancora da lavorare”
“I dati del Rapporto OsMed mostrano che stiamo migliorando in termini di appropriatezza prescrittiva e aderenza alle terapie mentre resta più o meno stabile l’uso dei generici, tre pilastri del sistema di assistenza farmaceutica che fanno bene alla salute dei cittadini e alla tenuta dei conti pubblici. Su questi aspetti c’è tuttavia ancora molto da lavorare per garantire da un lato la migliore efficacia dei farmaci, dall’altro la loro sostenibilità economica”, ha riferito il presidente di Aifa, Robert Nisticò, commentando i dati emersi dal rapporto. “Per velocizzare l’accesso sul mercato dei nuovi generici, l’Aifa adotta già procedure semplificate di prezzo e rimborso; in due soli CdA sono stati approvati equivalenti per un risparmio pari a circa 200 milioni. Ma è indubbio – prosegue – che il consumo di generici è ancora limitato, se confrontato a quello di Paesi europei a noi comparabili”. Anche sull’aderenza terapeutica e l’appropriatezza prescrittiva, afferma Nisticò, “c’è ancora da migliorare, soprattutto affrontando sotto una nuova angolazione il problema delle sempre più diffuse politerapie, che per un anziano su tre si traducono nell’assunzione di 10 o più farmaci”
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