Influenza australiana, sintomi e prevenzione: i consigli degli esperti
Salute e BenessereIntroduzione
La stagione influenzale in Italia sta entrando nel vivo, e quest'anno, secondo gli esperti, potrebbe essere più intensa rispetto agli scorsi anni. La causa? Il sottotipo H3N2 del ceppo A, noto come “influenza australiana”, che si sta distinguendo per una maggiore aggressività rispetto ai sottotipi prevalenti nelle precedenti stagioni e che potrebbe diventare il ceppo dominante di questa stagione. Questo virus sembra associarsi a un decorso più severo e potrebbe aumentare i casi di complicazioni neurologiche. Lombardia, Piemonte, Lazio e Liguria sono tra le regioni che hanno già segnalato i primi casi di H3N2 in Italia. La vaccinazione è la principale arma per proteggersi dalle forme più gravi di influenza. Il nuovo vaccino stagionale include infatti anche il ceppo H3N2. Ma quali sono i sintomi e le peculiarità di questo virus influenzale? Ecco il parere e i consigli degli esperti.
Quello che devi sapere
Stagione influenzale 2023-24: i ceppi prevalenti
Nella stagione influenzale dello scorso anno sono state quasi 15 milioni le persone contagiate dalle sindromi simil-influenzali, come indicato dai dati della sorveglianza RespiVirNet dell'Istituto superiore di sanità. Lo scorso anno è stato dominante il sottotipo H1N1, meno aggressivo rispetto a H3N2, derivato dall'influenza suina
Stagione influenzale 2024-25: le previsioni
Secondo le previsioni dell'Iss, quest'anno ci si aspetta una circolazione dei virus di tipo A con predominanza di AH3N2, cioè la cosiddetta australiana. “La circolazione virale dei virus influenzali è ancora bassa in Italia, quindi è difficile prevedere i ceppi che circoleranno”, ha spiegato Antonio Bella ricercatore del Dipartimento Malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità e responsabile della Sorveglianza epidemiologica InfluNet. “Ma, se ci rifacciamo all'emisfero sud in cui è terminata ora la stagione influenzale, ci si aspetta una circolazione dei virus di tipo A con predominanza di AH3N2", la cosiddetta australiana
Influenza australiana: perché preoccupa gli esperti
"Abbiamo già visto nell'altro emisfero, dove l'inverno arriva prima del nostro, che l'Australiana è una malattia molto seria con molti casi, più di 15 milioni e con molte ospedalizzazioni, quindi su questo dato evidentemente dobbiamo temere che anche in Italia ci sarà una forma influenzale particolarmente grave”, ha riferito Massimo Andreoni, direttore scientifico della Simit, Società italiana malattie infettive e tropicali, a margine dell'incontro organizzato da Pfizer per la presentazione della campagna "Abituati a proteggerti”
AH3N2: i sintomi
Il virus H3N2, come altri sottotipi influenzali, può causare gravi complicanze, soprattutto nelle persone anziane e nei pazienti con condizioni di salute preesistenti. I sintomi principali restano quelli classici dell'influenza: febbre alta tra 38 e 40 gradi, brividi, mal di testa, dolori muscolari e articolari, sonnolenza, stanchezza e sudorazione. Possono inoltre comparire sintomi come naso che cola, congestione nasale, mal di gola, tosse secca e perdita di appetito. In alcuni casi, il quadro clinico può peggiorare con manifestazioni neurologiche, quali mal di testa intenso, vertigini, e, in situazioni estreme, encefaliti e convulsioni
AH3N2 e le complicazioni neurologiche/1
Negli scorsi giorni, il professor Matteo Bassetti, direttore del reparto Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova, ha segnalato su X il primo caso a Genova di influenza australiana, un uomo di 76 anni ricoverato “con un quadro clinico impegnativo e sintomi importanti”. Questo paziente, oltre a mostrare sintomi influenzali classici, ha manifestato difficoltà cognitive, come l’incapacità di riconoscere persone a lui familiari. L’uomo “ricoverato in infettivologia non riusciva neanche a riconoscere la moglie”, ha riferito Bassetti all’Adnkronos Salute. I sintomi neurologici osservati nel primo paziente con H3N2 al Policlinico San Martino di Genova non sono però esclusivi dell’influenza australiana. “Possono infatti comparire in tutte le forme influenzali gravi che, oltre ad interessare l'apparato respiratorio, colpiscono anche altri organi”, ha spiegato Andreoni
AH3N2 e le complicazioni neurologiche/2
Secondo Andreoni con la diffusione del nuovo ceppo, ci dobbiamo però aspettare una “numerosità di encefaliti superiore a quella che abbiamo registrato negli anni scorsi”. "Tutte le influenze possono avere complicanze e colpire anche il sistema nervoso centrale, quindi il cervello. Poi più l'influenza si manifesta in maniera seria, più è probabile vedere manifestazioni neurologiche anche a distanza. Quindi l'australiana, che sembra essere una malattia con decorso particolarmente serio e importante, evidentemente ha la probabilità di causare più casi neurologici gravi rispetto ad altre influenze meno gravi”, ha spiegato
Sintomi neurologici: i soggetti più a rischio
I soggetti più a rischio anche di andare incontro a sintomi neurologici? Secondo l'infettivologo Andreoni, "lo siamo tutti, dai bambini agli over 60-65, persone fragili con comorbidità”
Influenza australiana: i soggetti più a rischio
Il sottotipo AH3N2 “per la sua differenza rispetto all'origine dei contagi dell'anno passato dovrebbe trovare una popolazione più suscettibile specialmente tra i bambini”, ha riferito Gianni Rezza, professore di Igiene e Sanità Pubblica presso l'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano ed ex Direttore Generale della Prevenzione sanitaria presso il ministero della Salute. “Va però detto che in termini clinici cambia poco, nel senso che la sintomatologia è la stessa di ogni influenza, con mal di testa, febbre, brividi, mal di ossa"
Rischi maggiori per i più fragili
Solo in caso di soggetti fragili si possono prospettare rischi maggiori. “Non dobbiamo dimenticare che anche con A-H1N1 si sono manifestati ad esempio rari casi di miocarditi. È evidente che maggiore sarà la diffusione del nuovo sottotipo, più ci sarà il rischio che soggetti fragili possano incorrere in complicazioni di maggiore problematicità, ma tendenzialmente si tratterà sempre di situazioni contenute”, ha spiegato Rezza
L’importanza della vaccinazione
Le complicazioni dell'influenza possono essere prevenute grazie al vaccino. “Il vaccino è la prima arma di prevenzione che abbiamo a disposizione”, ha ricordato Andreoni. "I vaccini attuali contengono una protezione contro entrambi i sottotipi dell'influenza A - ha sottolineato Rezza -. Certo, l'A-H3N2 è un virus che rispetto a A-H1N1 è meno stabile, tende a mutare di più, quindi in qualche stagione influenzale potrebbe essere riconosciuto in misura minore dal vaccino, che però resta comunque una valida difesa. Senza contare che questo potrebbe essere un anno 'buono' nel quale si ha un'alta corrispondenza tra la protezione vaccinale e anche l'A-H3N2 che circolerà nei prossimi mesi”
La vaccinazione previene il sovraccarico degli ospedali
“Ci si deve vaccinare perché se avessimo più casi come” il primo paziente di Genova, “o anche encefaliti e interessamento neurologico da influenza, gli ospedali avrebbero un iperafflusso di pazienti e una situazione di difficoltà", ha aggiunto Bassetti
Campagna vaccinale partita in tempo
Quanto alla campagna vaccinale "è partita in tempo, quindi in maniera più tempestiva rispetto a quello che è successo l'anno scorso, questo fa ben sperare". Quest'anno, inoltre, "il fatto che ci sia stata una campagna di sensibilizzazione ministeriale, molto importante in questi casi, è un elemento positivo degno di nota. Quindi speriamo che questa maggiore attenzione sulla campagna vaccinale possa portare dei risultati”, ha concluso Andreoni
Come distinguere Covid e influenza
Per distinguere tra le due malattie, Covid e influenza, il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore della Scuola di specializzazione di Igiene e medicina preventiva dell’università Statale di Milano, consiglia l’esecuzione di test Covid per le persone anziane e fragili, “perché questa categorie, se colpite dal Covid, possono usufruire su giudizio del medico curante di un farmaco antivirale”. Per gli altri, sia che si tratti di Covid o influenza, il suggerimento è di ricorrere a un’automedicazione responsabile con antinfiammatori; se i sintomi non migliorano dopo due o tre giorni, è opportuno “rivolgersi al medico, senza prendere antibiotici fin dall’inizio”
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