Covid, la risposta al vaccino dipende anche dai geni: lo studio italiano

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A rivelarlo una ricerca italiana, guidata dall’Istituto di tecnologie biomediche del Cnr, che ha studiato le basi genetiche delle differenze interindividuali nella risposta anticorpale alla vaccinazione anti-Covid. L’analisi è stata pubblicata sulla rivista Communications Medicine

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“Come per la maggior parte dei farmaci, così anche per i vaccini contro il Covid-19 ogni individuo può rispondere in maniera più o meno efficace e questo è dovuto, almeno in parte, alla costituzione genetica individuale”. Così Francesca Colombo, ricercatrice del Cnr-Itb, ha  sintetizzato quanto emerso da un nuovo studio italiano che ha indagato le basi genetiche delle differenze interindividuali nella risposta anticorpale alla vaccinazione anti-Covid con il vaccino Bnt162b2 (Pfizer-Biontech). I risultati della ricerca, coordinata dall’Istituto di tecnologie biomediche del Consiglio nazionale delle ricerche di Segrate (Cnr-Itb) e condotta da un gruppo di ricercatori afferenti a vari enti di ricerca italiani, sono stati pubblicati sulle pagine della rivista Communications Medicine.

Lo studio nel dettaglio

Per compiere lo studio, il team di ricerca, guidato da Francesca Colombo, ha valutato a 30 giorni di distanza dalla vaccinazione la correlazione tra milioni di varianti genetiche germinali e i livelli anticorpali anti-Sars-CoV-2 su un campione composto da 1.351 operatori sanitari vaccinati contro il Covid-19 nei primi mesi del 2021. Per farlo, ai partecipanti è stato prelevato un campione di sangue per l’estrazione del Dna e di siero per la misurazione degli anticorpi anti-Sars-CoV-2 dopo un mese dalla somministrazione della seconda dose del vaccino Pfizer-Biontech.

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I risultati

È così emerso che alcuni soggetti con determinate varianti genetiche nei geni del complesso maggiore di istocompatibilità, un particolare gruppo di geni coinvolti nel meccanismo di difesa immunitaria, producevano differenti quantità di anticorpi diretti contro l’antigene del coronavirus Sars-CoV-2.
“Con le analisi statistiche effettuate abbiamo scoperto che una particolare regione del genoma, sul cromosoma 6, era significativamente associata ai livelli anticorpali”, ha riferito Martina Esposito, prima autrice dello studio. “In questa specifica regione genomica sono presenti dei geni che codificano per delle molecole presenti sulla superficie cellulare, coinvolte nei meccanismi di risposta immunitaria. Questi geni sono molto variabili ed esistono differenti combinazioni”. In particolare, lo studio ha evidenziato che alcune combinazioni erano associate a livelli di anticorpi più alti, mentre altre a livelli più bassi, spiegando quindi dal punto di vista genetico le differenze nella risposta alla vaccinazione osservate tra individui diversi.

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Possibili applicazioni

Secondo i ricercatori, i risultati del nuovo studio potrebbero essere utili per differenziare e personalizzare la campagna vaccinale anti-Covid, fornendo a ciascun individuo il vaccino più adatto, cioè quello che gli permetterà di produrre più anticorpi possibili. “Questo approccio può essere esteso anche ad altri vaccini ideati contro altre malattie, nell’ottica di una vaccinazione di precisione supportata dalla vaccinogenomica”, ha concluso Massimo Carella, biologo genetista e vice-direttore scientifico della Fondazione Irccs Casa Sollievo della Sofferenza, che ha partecipato alla ricerca.

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