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Virus CCHF, la febbre emorragica Congo-Crimea minaccia l'Europa: sintomi e possibili cure

Salute e Benessere

Si tratta di una febbre virale emorragica provocata da un virus del genere Nairovirus che si trasmette per lo più attraverso la puntura di zecche infette

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La febbre emorragica di Crimea-Congo, Cchf, potrebbe arrivare in Europa, in particolare nel Regno Unito. In questi giorni infatti alcuni esperti, riuniti nella Commissione per la scienza, l'innovazione e la tecnologia del Parlamento, hanno rivelato come "molto probabile" il fatto che "presto possano riscontrarsi casi di contagio pure nel Regno Unito". Durante l'udienza James Wood, capo della Medicina veterinaria all'Università di Cambridge, ha spiegato che Cchf potrebbe aver fatto il suo ingresso nel Regno Unito attraverso le zecche degli animali. Lo ha riportato La Repubblica.

Cos'è la Cchf

Secondo quanto riferisce l'Istituto Superiore di Sanità, si tratta di una febbre virale emorragica provocata da un virus del genere Nairovirus che si trasmette per lo più attraverso la puntura di zecche infette. La malattia è stata descritta per la prima volta nel 1944 tra i contadini e i soldati della Crimea, ma solo nel 1969 si è scoperto che il virus era uguale a quello identificato in un bambino del Congo nel 1956. Da qui il nome condiviso. La malattia nell’uomo è piuttosto grave, spiega l'Iss, e ha un elevata letalità, ma la sua incidenza è limitata. Tra gli animali, invece, può avere una diffusione più ampia. Il virus si trasmette all’uomo sia attraverso le zecche sia con il contatto diretto con tessuti, sangue o altri fluidi corporei provenienti da animali infetti. La maggior parte dei casi si sono verificati in persone impiegate negli allevamenti, come i lavoratori agricoli, gli addetti ai macelli e i veterinari. Nel complesso è la seconda febbre emorragica più diffusa dopo la dengue.

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Dove è diffusa

La cchf è presente in Africa, in Asia sotto il 50esimo parallelo, in vicino Oriente e nell'Europa orientale inclusi i Balcani. Negli ultimi anni i casi sono aumentati e sono stati identificati in paesi endemici come Sudafrica, Senegal, Kenya, Mauritania, Albania, Bulgaria, Kosovo, Grecia, Turchia, Russia, Georgia, Tagikistan, Iran, Afghanistan e Pakistan. Il virus è stato identificato anche in Spagna, nelle zecche, già nel 2010. Ad agosto 2022 sono stati riportati 13 casi in Spagna, con 4 decessi. Il timore è che la Cchf possa diffondersi ulteriormente in Europa a causa del cambiamento climatico che sta ampliando l'habitat delle zecche. Quest'ultime sono state segnalate anche in Olanda nel 2007, in Germania nel 2016 e in Svezia nel 2018. In Italia, il virus della Cchf è stato individuato per la prima volta nell'aprile 2017 in una zecca Hyalomma rufipes isolata da un uccello sull'isola di Ventotene

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I sintomi

La progressione della Cchf presenta una sintomatologia molto variabile. La durata del periodo di incubazione varia a seconda della modalità di contagio: dopo la puntura di zecca è generalmente compresa tra uno e tre giorni, fino a un massimo di 9 giorni, mentre dopo il contatto con sangue o tessuti infetti è compresa tra 5 e 6 giorni (fino a un massimo di 13). L’inizio della sintomatologia è improvviso e caratterizzato da febbre, mialgia, vertigini, dolore e rigidità del collo, mal di schiena, mal di testa, bruciore agli occhi e fotofobia. Possono inoltre manifestarsi nausea, vomito, diarrea, dolori addominali e mal di gola nella fase iniziale, seguita da sbalzi d’umore e confusione. Dal secondo al quarto giorno l’agitazione può essere sostituita da sonnolenza, depressione e spossatezza, e il dolore addominale può localizzarsi al quadrante superiore destro, con ingrossamento del fegato. Nei casi gravi, dopo il quinto giorno, il paziente può manifestare insufficienza epatorenale e polmonare. La fase emorragica, che di solito dura per 2-3 giorni ma che può protrarsi fino a due settimane, è caratterizzata da emorragie diffuse, con petecchie ed ecchimosi particolarmente pronunciate.

Carry dengue virus mosquito on human skin background close up view

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Cure e prevenzione

Al momento non esiste una terapia per la guarigione o un vaccino. In passato sono stati usati vaccini sperimentali in Russia e in Bulgaria, ma nessuno di questi è stato approvato dall'Ema o dalla Fda. Le cure mirano a ridurre i sintomi e nei casi più gravi a supportare le funzioni vitali dell’organismo. I trattamenti includono il ricovero in ospedale, l’isolamento del paziente e uno stretto controllo dell’infezione per evitare la diffusione della malattia. Per il trattamento viene usato un antivirale (ribavirina) ma non è ancora chiara la sua effettiva efficacia. Attualmente la prevenzione è la principale linea di difesa contro la Cchf. La si attua indossando abiti coprenti in zone che possono ospitare zecche e imparando a riconoscere i primi sintomi. Inoltre, per i lavoratori dei macelli è opportuno indossare abbigliamento protettivo per limitare il contatto con i fluidi di animali potenzialmente infetti.

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