Capelli bianchi, scoperto il meccanismo che li causa

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Secondo uno studio, pubblicato sulla rivista Nature dai ricercatori della New York University Grossman School of Medicine, il processo è provocato da alcune cellule staminali che perdono la capacità di muoversi su e giù nei follicoli piliferi, condizione necessaria per maturare in melanociti e produrre pigmento

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Con l'avanzare dell'età i capelli diventano grigi per colpa di alcune cellule staminali che perdono la capacità di muoversi su e giù nei follicoli piliferi, condizione necessaria per maturare in melanociti e produrre pigmento. Questo meccanismo, scoperto per la prima volta nella pelle dei topi, potrebbe essere presente anche nell'uomo, aprendo la strada a nuovi trattamenti per mantenere il colore dei capelli. Lo indica uno studio pubblicato sulla rivista Nature dai ricercatori della New York University Grossman School of Medicine.

Il meccanismo scoperto dagli scienziati

Nei loro esperimenti sui topi, grazie a tecniche per la visualizzazione in vivo in 3D e a tecnologie per il sequenziamento dell'Rna, i ricercatori sono riusciti a seguire e tracciare le cellule in tempo reale mentre invecchiavano e si muovevano tra un compartimento e l'altro del follicolo pilifero, maturando e poi ritornando ancora staminali. I dati raccolti dimostrano che col passare del tempo, man mano che i capelli cadono e ricrescono, sempre più staminali perdono la loro peculiare capacità di muoversi su e giù nel follicolo pilifero. In pratica restano intrappolate nel rigonfiamento della zona soprabulbare, non maturano e non riescono a scendere nella zona germinale del bulbo dove la proteina Wnt le avrebbe indotte a trasformarsi in melanociti che producono pigmento.

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I possibili sviluppi della ricerca

"Questi risultati suggeriscono che la motilità e la differenziazione reversibile delle cellule staminali dei melanociti sono fondamentali per mantenere i capelli sani e colorati", afferma la coordinatrice dello studio, Mayumi Ito. Per questo il suo gruppo di ricerca intende sviluppare nuove strategie per ripristinare la motilità delle staminali o per spostarle direttamente nel compartimento germinale del follicolo dove possono produrre pigmento.

E' boom delle diagnosi di depressione che fanno impennare anche consumo di farmaci antidepressivi: sono triplicati i casi trattati in USA tra 1987-1997 e cosi l'uso di antidepressivi. Ma il mondo non Ë sempre pi˘ depresso, come tanti dati epidemiologici, spesso confusi, vogliono farlo apparire: molti di quei casi 'bollati' come depressione potrebbero in realt‡ essere non altro che condizioni momentanee di tristezza, pessimismo dovute a situazioni e/o all'indole individuale. Siamo di fronte a una "pandemia" fittizia di depressione, spiega lo psichiatra Paolo Cioni, responsabile di un servizio di salute mentale presso la ASL e docente alla Scuola di Specializzazione in Psichiatria di Firenze in occasione del Convegno 'Ai confini della mente e oltre' oggi a Milano, dovuta soprattutto a criteri diagnostici ancora troppo vaghi che possono far rientrare in una diagnosi di depressione anche stati d'animo di per sÈ non patologici. Eppure, spiega Cioni, oggi potremmo avvalerci di metodi diagnostici pi˘ obiettivi, indici psicofisiologici per la validazione del quadro clinico di depressione come la presenza di profonde alterazioni della qualit‡ del sonno, rilevabili con un elettronecefalogramma (EEG). 
ANSA/LUCIANO DEL CASTILLO

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