Studio: "Non solo cuore, pressione alta danneggia anche il cervello e può causare demenza"

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Analizzando la risonanza magnetica cerebrale di 33mila persone, una ricerca delle Università di Edimburgo e Cracovia e l’Irccs Neuromed di Pozzilli ha permesso di individuare le strutture cerebrali che vengono danneggiate dalla pressione arteriosa elevata

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La pressione alta (ipertensione) affligge più di un miliardo di persone in tutto il mondo e le sue ripercussioni sul cervello sono state oggetto di numerosi studi. Come riporta il Corriere della Sera, i meccanismi alla base del declino cognitivo, sono stati tema di studio delle Università di Edimburgo e Cracovia e l’Irccs Neuromed di Pozzilli. Analizzando la risonanza magnetica cerebrale di 33mila persone, la ricerca ha permesso di individuare le strutture cerebrali che vengono danneggiate dalla pressione arteriosa elevata, causando così un peggioramento cognitivo. "Il nostro studio ha identificato le aree del cervello che sono potenzialmente associate all’aumento della pressione sanguigna e al deterioramento cognitivo - ha spiegato il biologo Mateusz Siedlinski -. Ciò è stato possibile grazie alla disponibilità di dati della biobanca del Regno Unito e grazie a ricerche precedenti, che hanno identificato varianti genetiche in grado di influenzare la struttura e la funzione di oltre tremila aree del cervello". (LA DEMENZA FRONTOTEMPORALE)

Lo studio

Sono nove le zone cerebrali nelle quali sono stati riscontrati dei cambiamenti. Una di queste è chiamata putamen (sezione alla base del cervello anteriore, fondamentale per le risposte agli stimoli e all’apprendimento), mentre le altre sono coinvolte nella funzione esecutiva e nella pianificazione di attività quotidiane semplici e complesse, nel processo decisionale e nella gestione delle emozioni. Un’altra scoperta importante è quella sui possibili effetti distinti della pressione arteriosa sistolica (definita "massima") e di quella diastolica ("minima"): in particolare la pressione diastolica da sola non sembra correlata a declino cognitivo, ma al contrario sembra avere un effetto protettivo quando si tiene conto di quella sistolica. Pubblicato sull’European Heart Journal , lo studio è basato su dati provenienti prevalentemente dalla Uk Biobank e riguardanti pazienti bianchi di mezza età: "Speriamo che le nostre scoperte possano aiutare a sviluppare nuovi modi per curare il deterioramento cognitivo in persone ipertese - ha concluso Guzik -. Studiare i geni e le proteine in queste strutture cerebrali potrebbe aiutarci a capire come l’ipertensione colpisca il cervello e causi problemi cognitivi".

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