Sanità commissariata, e in Calabria la speranza arriva con i medici cubani
Salute e BenessereIl commissariamento nella sanità calabrese è una normalità, da oltre 12 anni: carabinieri, prefetti alla ricerca di bilanci inesistenti, chiamati a sistemare livelli essenziali di assistenza insufficienti, carenza di personale, strutture e medicine. Da novembre 2021 il commissariamento è passato al presidente della regione Roberto Occhiuto, sua l’idea di chiedere aiuto a Cuba, e ai suoi medici
“Peggio di così non potrebbe andare, siamo il fanalino di coda”, queste sono le parole amare della direttrice sanitaria dell’ospedale di Polistena, l’anestesista Francesca Liotta. Poi sono arrivati i medici cubani a portare un po’ di speranza.
Il commissariamento nella sanità calabrese
Il commissariamento nella sanità calabrese è una normalità, da oltre 12 anni: carabinieri, prefetti alla ricerca di bilanci inesistenti, chiamati a sistemare livelli essenziali di assistenza insufficienti, carenza di personale, strutture e medicine. La società sanitaria di Reggio Calabria è oggi commissariata per infiltrazioni mafiose, tra le cause interferenze illecite alla guida amministrativa dell’ente, gare anomale e appalti sospetti. Fatture pagate più volte, oppure nessuna. Da novembre 2021 il commissariamento prima statale è passato al presidente della regione Roberto Occhiuto, sua l’idea di chiedere aiuto a Cuba, e ai suoi medici: “E nata dalla disperazione, dovevo chiudere gli ospedali, di Polistena, di Locri, di Gioia Tauro, di Melito Porto Salvo oppure trovare una soluzione di emergenza. Ne sono arrivati per ora 51 che hanno consentito di tenere aperti questi ospedali, l’alternativa sarebbe stata quella di chiudere i pronto soccorso e alcuni reparti”.
La situazione presso l'ospedale di Polistena
L’ospedale di Polistena, nella piana di Gioia Tauro, è fondamentale per chi non si può permettere di raggiungere altre regioni. Oltre i muri scrostati una trincea in cui i medici combattono, qui l’arrivo dei dottori cubani è ossigeno, qui non si pensa alla mancata abilitazione denunciata dall’ordine dei medici. Gustavo Fernadez, lavora in rianimazione e non si spiega come il numero dei medici possa essere così ridotto: “lavorano tutto il tempo”, riferisce. La direttrice sanitaria, che reduce dalla notte in rianimazione, lavorerà sino a sera spiega: “Non ci sono medici rianimatori, non ci sono anestesisti, chi si specializza preferisce andare altrove e forse lo avrei fatto anche io”. Dal reparto di terapia intensiva a quello di cardiologia i nuovi medici arrivati da Cuba si prendono cura dei pazienti con particolare affetto. Sono stupiti, esterrefatti per la mancanza di personale nella sanità italiana. Adrian Dominguez è un cardiologo molto giovane che già sta effettuando ciò che il primario del reparto, il professor Vincenzo Amodeo, definisce “gli interventi più cruenti”. Operazioni che in molti evitano, spiega Amodeo, perché presuppongono rischi, anche di carattere di legale, che sfociano nel tema della medicina difensiva. Di Adrian colpisce l’entusiasmo: “E’ triste che non abbiano personale sanitario per curare la popolazione, la Calabria è un posto così bello. E soprattutto l’Italia è considerata una delle migliori realtà sanitarie dall’organizzazione mondiale della salute”. Sul camice di Daysi Loperon Loforte, cardiologa, un cuore che si accende e si spegne, glielo ha regalato il professor Amodeo, è coinvolta con piacere in questa esperienza: “Penso sia una grande opportunità stare qui in Italia, paese del primo mondo ma, per assurdo, mai avrei pensato che l’Italia, un paese ricco e sviluppato avesse bisogno di noi”. Ai dottori caraibici andranno 4700 euro al mese, garantisce Occhiuto. L’alternativa sarebbero stati professionisti a gettone che per la Calabria richiedono fino a 150 euro all’ora. Un rompicapo per il presidente della regione: “Nel nostro paese mancano medici nelle corsie degli ospedali e la Calabria ha un sistema sanitario poco attrattivo; certo non è la soluzione al problema. Ora l’assurdo è che io ho le risorse da investire nella sanità, ma il governo non mi fornisce gli strumenti per trovare delle soluzioni strutturali, per cui devo inventarmi tutte le soluzioni compresa quella dei cubani”. Da parte della sanitaria un messaggio: “Continuare a crogiolarsi come in tutte le cose della Calabria sulle nostre sventure e sulle nostre difficoltà non produrrà mai niente, o c’è un impegno personale di tutti noi o credo che non riusciremo a risollevare la china.
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Cosa succede a Locri
Il mare è una consolazione per l’ospedale di Locri, così come il team di medici cubani, arrivato per volere della regione a colmare solo uno dei tanti problemi, la mancanza di personale. Qui una lunga storia di commissariamenti ha seguito un tragico fatto, un omicidio, inevitabile premessa che fa ancora paura. Era il 2005 quando il politico Francesco Fortugno fu freddato in un seggio elettorale, prima era stato direttore del pronto soccorso, la moglie al tempo era il vicedirettore sanitario dell’ospedale. Considerati mandanti del delitto il caposala e il figlio infermiere, entrambi condannati all’ergastolo, insieme al killer. Oggi l’ospedale di Locri fa parte dell’azienda sanitaria di Reggio Calabria, tutt’ora commissariata per infiltrazioni mafiose, è il punto di riferimento per 150.000 persone. All’entrata non c’è un’accettazione, ma quel che rimane di corridoi semi abbandonati. L’attuale direttore Giuseppe D’Ascoli spiega che c’è un progetto per la ristrutturazione, mostra il render, e sospirando spera che un giorno possa realizzarsi davvero. Ciò che colpisce i medici cubani non è questa struttura fatiscente, ma la mancanza di personale. L’ortopedico Emilio Marquez, chiamato “el professor” per la sua esperienza ci racconta: “Lavoriamo insieme ai medici italiani che avevano bisogno di noi, questo reparto è un esempio c’erano solo 3 ortopedici, dovevano trasferire i casi, anche le urgenze dei bambini. A Cuba ci sono molti medici per tutti il popolo. Ci mancano molte attrezzature rispetto a qui, ma si lavora anche con il cuore”. Alcuni medici non accettano di fare i turni di notte, spiega il direttore sanitario, e così a un solo professionista possono essere affidati più reparti. Si lamenta del fatto che c’è un solo operatore al ticket, se è assente niente biglietto. Una serie di gravi mancanze, che il medico d’urgenza cubano Lisandra Suarez commenta con queste parole. “Mai avrei pensato che un paese come l’Italia, tanto ricco, fosse così arretrato per la mancanza del personale sanitario. Noi medici cubani siamo disponibili per lavorare qui con il cuore e per dare tutto quello che possiamo per la salute del popolo calabrese e italiano in generale”.