Salute e Benessere
Covid, scienza contro varianti: tra richiami vaccino e nuovi farmaci
L'evoluzione del virus rende necessario spingere sulle quarte e le quinte dosi (per anziani e fragili), spiega Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto farmacologico Mario Negri. Mentre si cerca di capire se potrebbero esserci rischi legati a multiple somministrazioni vaccinali, proseguono gli studi per mettere a punto nuove medicine, dallo spray nasale all'impiego dell'acido ursodessìossicolico
Varianti e sottovarianti Covid poco conosciute si affacciano sul quadro pandemico. Si aprono così nuovi scenari sull’evoluzione del coronavirus. Le possibilità principali sono due, spiega Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto farmacologico Mario Negri di Milano: la fine della pandemia - sulla scia dell’immunità generale della popolazione e di un virus “sempre più contagioso, ma meno aggressivo” - o lo sviluppo di forme del virus associate “alla forma grave della malattia”. Anche per questo si studiano nuove armi per combattere il Covid
I PERICOLI DALL’ESTERO - Il secondo scenario potrebbe essere provocato dalla scoperta "di una variante molto contagiosa” e aggressiva, dice Remuzzi, che sottolinea come eventuali pericoli "potrebbero venire dalla Cina". Nel Paese asiatico, a differenza di quanto sostenuto da vari esperti, per Remuzzi “la crisi attuale non è dovuta alla qualità del vaccino, che funziona, ma è probabilmente frutto della scelta di vaccinare le persone in età lavorativa e non gli anziani"
Focalizzarsi soltanto su Pechino sarebbe però sbagliato. Si deve guardare ad esempio anche agli Stati Uniti, dove sta circolando la sottovariante XBB.1.5, detta Kraken, discendente diretta di XBB (Gryphon), a sua volta nata da BJ.1 (Argus) e BA.2.75 (Centaurus), entrambe generate da mutazioni di BA.2 Omicron 2. Da Omicron 5 discende invece direttamente BQ.1, nota come Cerberus