Tumore alla prostata: 40mila casi e 7mila morti, ma scarsa prevenzione. Lo studio

Salute e Benessere

Da uno studio Ipsos presentato durante il convegno ‘Androday', è emerso che gli italiani non fanno prevenzione per il tumore alla prostata. Infatti, come mostrano i dati, solo il 6% degli uomini italiani ha eseguito un screening oncologico per prevenire questo cancro

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Da uno studio Ipsos presentato durante il convegno 'Androday', tenutosi mercoledì 16 novembre a Roma e organizzato da Fondazione Pro, è emerso che gli italiani non fanno prevenzione per il tumore alla prostata. Infatti, come mostrano i dati, solo il 6% degli uomini italiani ha eseguito un screening oncologico per prevenire questo cancro: diversamente, il 40% non ha mai fatto alcun controllo, e il 57% solo un controllo generico. Questo, nonostante i casi di incidenza in Italia siano 40mila l’anno, e i morti 7mila.

Il convegno 

 

Promosso dalla Fondazione, Fnomceo e Agenas, con il supporto di Netmedica, nel corso del convegno è stato illustrato il  progetto di screening nazionale sulla familiarità del tumore prostatico. Secondo il sondaggio, effettuato su un campione di uomini tra i 50 e i 70 anni, nonostante quello alla prostata sia uno tra i tumori più diffusi nella popolazione maschile, gli uomini sembrerebbero restii alla prevenzione. Inoltre, benché l’ereditabilità abbia uno dei tassi più alti tra i tumori più incidenti (58%), solo un italiano su tre è a conoscenza di come il fattore ereditario, in questo tipo di cancro, giochi un ruolo fondamentale. Lo studio ha evidenziato come solo il 23% degli intervistati dice di avere un'alimentazione controllata e di effettuare attività fisica, in quanto la maggior parte non ritiene importante condurre uno stile di vita sano. 

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Le parole degli esperti

 

"Il tumore della prostata colpisce ogni anno circa 40mila uomini e ne uccide 7mila. Il dato più importante è che gli uomini con un padre o un fratello che hanno avuto un tumore alla prostata corrono un rischio doppio di ammalarsi anche loro. Il rischio però aumenta con l'aumentare del numero dei parenti malati. Per chi ha avuto un padre e un fratello malati, o due fratelli, le probabilità di ricevere la temuta diagnosi salgono al 55 per cento a 75 anni. Non basta chiamare in causa una generica familiarità per ipotizzare un generico rischio: bisogna tenere in considerazione l'età, la diagnosi e il numero di parenti che hanno avuto un tumore alla prostata" ha spiegato Vincenzo Mirone, Presidente di Fondazione Pro Onlus. Lo studio presentato, infatti, vuole evidenziare come consapevolezza e prevenzione giochino un ruolo fondamentale per arrivare a una diagnosi in questo tipo di cancro. A presentare il progetto, cui scopo è proprio quello di valutare le caratteristiche di uno screening familiare del tumore prostatico, sono stati Paolo Misericordia, della Direzione Scientifica Netmedica Italia, Rino Moraglia, della Direzione Strategica Netmedica Italia, e il Professor Vincenzo Mirone, Presidente di Fondazione Pro Onlus.

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