Torino, all’ospedale Molinette nasce la prima Lupus Clinic

Salute e Benessere

La struttura, prima in Piemonte e tra le prime in Italia, sarà diretta dal dottor Enrico Fusaro, affiancato dal dottor Luca Lo Sardo

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Avviata presso la Reumatologia dell'ospedale Molinette di Torino la prima Lupus Clinic dedicata alla diagnosi e alla cura del Lupus eritematoso sistemico. La struttura, prima in Piemonte e tra le prime in Italia, sarà diretta dal dottor Enrico Fusaro, affiancato dal dottor Luca Lo Sardo, in collaborazione con il Gruppo Les Italiano Odv, organizzazione di volontariato a supporto delle persone affette da LES.

La nuova struttura 

Il Lupus eritematoso sistemico (LES), malattia autoimmune cronica di natura infiammatoria, colpisce vari distretti anatomici del corpo umano. Più frequente nelle donne, la malattia si è quasi triplicata negli ultimi 40 anni: da qui, l’idea di creare una struttura capace di offrire una presa in carico precoce del paziente, fin dalle prime fasi di sospetto diagnostico, con un un follow-up in tutte le fasi successive della malattia. L’operazione, possibile anche grazie alla creazione di un team multidisciplinare, risponde all'esigenza di un approccio integrato, e vede la collaborazione non solo delle associazioni dei pazienti, ma anche dei medici specialisti, di medicina generale, e del personale infermieristico.

Garantire l’accesso a terapie innovative 

Con circa 271 casi stimati solo a Torino, e 523 nella Regione, l’incidenza annuale della malattia si dovrebbe attestare rispettivamente tra i 45 e i 181, e gli 87 e i 348 casi l’anno. Recenti studi statistici, invece, riportano che il lupus avrebbe un tasso di frequenza globale compreso tra i 20 e i 70 casi ogni 100.000 persone. Entrando nel dettaglio, negli Stati Uniti il tasso del lupus sarebbe di 53 casi ogni 100mila, mentre in Europa sarebbe pari a 40 casi ogni 100mila. Lo scopo della struttura, e dell’intelligenza medica messa a disposizione, è quella di garantire l’accesso a terapie innovative, con la possibilità di partecipare anche a terapie sperimentali non ancora disponibili in commercio, e quindi di partecipare a trial clinici. Ma non solo. Tra gli scopi principali c’è anche quello di ridurre l’impatto della patologia a livello lavorativo e sociale, di facilitare il percorso del paziente, razionalizzare l’uso dei farmaci, diminuire il danno dell’organo, e ridurre i rischi di aborto e parto prematuro.

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