Gli effetti della procreazione assistita sulla crescita dei bambini sono trascurabili, e tendono a sparire nella tarda adolescenza. Lo studio dell’Università di Bristol
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Sono molte le domande che sono state poste sui rischi per la salute dei bambini nati da tecniche di procreazione medicalmente assistita, conosciute anche come PMA. Dalla nascita del primo bambino, generato da IVF, ovvero fecondazione in vitro, i quesiti si sono susseguiti contribuendo alla ricerca sul tema, condotta in diversi ambiti e collaborazioni. Oggi, grazie all’ultimo studio condotto dall'Università di Bristol, al quale ha partecipato anche il Registro Nazionale Gemelli (RNG) dell’Istituto Superiore di Sanità, sappiamo che gli effetti della procreazione assistita sulla crescita dei bambini sono trascurabili, e che tendono a scomparire nel finire dell’adolescenza.
Mentre precedenti studi avevano messo in evidenza come i bambini nati da tecniche di PMA potessero nascere prematuramente, e presentare un basso peso alla nascita, poco si sapeva sull’aumento di peso dei bambini nati da procreazione assistita e sulla crescita a lungo termine. Ora, con uno studio che ha visto utilizzare i dati di 158.000 bambini europei, asiatici-pacifici e canadesi, inclusi circa 2500 gemelli del RNG, i risultati mostrano che i bambini nati da tecniche di procreazione assistita sono in media, rispetto ai coetanei, leggermente più bassi, leggeri e magri, dall’infanzia sino all’adolescenza.
Nessun rischio per i genitori
Lo studio, pubblicato sul JAMA Network Open - rivista medica pubblicata dall'American Medical Association che copre tutti gli aspetti delle scienze biomediche -, è stato guidato da un gruppo di ricerca internazionale dell'Assisted Reproductive Technology and Future Health (ART-Health) Cohort Collaboration. La ricerca, possibile solo grazie ad una collaborazione internazionale su larga scala, ha utilizzato una serie di dati raccolti più volte dagli stessi partecipanti, in età diverse, e in Paesi diversi. Nello specifico, il RNG ha rielaborato i suoi dati confrontando quelli dei gemelli nati da procreazione assistita, con quelli concepiti naturalmente. Una volta confrontati questi due dati, gli elementi italiani sono stati elaborati insieme a tutti gli altri dati raccolti, in un’analisi che ha portato ai risultati enunciati nell’articolo.
Nessun rischio per i genitori quindi, poiché come dimostrano le ricerche, è improbabile che tali leggere differenze possano avere conseguenze sulla salute dei bambini. La ricerca fa luce, però, sull’importanza della rete di collaborazione sviluppata nell’ambito dello studio e sull’importanza di continuare a fare ricerca. Appare necessario avviare ulteriori studi su campioni più ampi che vadano ad analizzare i dati degli individui in età adulta, per esplorare qualsiasi potenziale rischio per la salute in quella particolare fascia d’età.