Celiachia, diagnosi in ritardo: 400mila pazienti non sanno di averla

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È quanto riferito dall'Associazione Italiana Celiachia che ha diffuso due pubblicazioni per favorire la diagnosi precoce della celiachia e della dermatite Erpetiforme, due malattie autoimmuni scatenate dalla proteina del grano, il glutine

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Ad oggi in Italia i celiaci diagnosticati sono oltre 233.147, ma almeno altre 400.000 persone sono in attesa di una diagnosi. Ancora oggi, la celiachia e la dermatite Erpetiforme, due malattie autoimmuni scatenate dalla proteina del grano, il glutine, sono infatti spesso diagnosticate in ritardo o confuse con altre patologie. È l'appello lanciato dall'Associazione Italiana Celiachia, che ha diffuso, tramite il proprio portale, due pubblicazioni per favorire la diagnosi precoce di queste due patologie.

Celiachia e dermatite da glutine: cosa sono

La celiachia è una malattia autoimmune che si scatena quando il sistema immunitario, deputato alla difesa comincia per errore ad aggredire il glutine, danneggiando le pareti intestinali. Spesso, chi ne è affetto soffre per problemi non immediatamente riconducibili alla celiachia, per questo la diagnosi può anche tardare di qualche anno dall'insorgenza dei sintomi. La dermatite erpetiforme, invece, è una forma peculiare e distinta di malattia celiaca: è una dermatite cronica, pruriginosa, polimorfa, indotta dal glutine, difficile da individuare. Il ritardo nella diagnosi frequentemente comporta un conseguente ritardo nell'attivazione di un piano alimentale privo di glutine, che è al momento l'unica terapia possibile, con conseguente peggioramento dell'interessamento intestinale e un aumentato rischio di complicanze.
"Dalla Relazione annuale al Parlamento sulla celiachia, sappiamo che negli ultimi anni le diagnosi di celiachia crescono a tasso ridotto: dal +35% del 2009 al +3,4% del 2020, troppo poco per una malattia che circa 400mila pazienti non sanno ancora di avere", ha riferito Giuseppe Di Fabio, presidente dell'Associazione Italiana Celiachia. "Per questo abbiamo lavorato a un programma che possa fare arrivare le preziose informazioni contenute nelle raccomandazioni ai medici di medicina generale e agli specialisti".

Il test genetico

È importante "effettuare il test genetico in determinate situazioni cliniche e in diversi gruppi a rischio riducendo così l'uso indiscriminato del test e consentendo allo stesso tempo di escludere dallo screening a lungo termine gli individui che non presentano i tratti genetici associati a maggior rischio di celiachia", ha sottolineato Marco Silano, Coordinatore del Board Scientifico Aic.
In particolare, una delle due pubblicazioni, a cura di Mauro Congia dell'Università degli Studi di Cagliari, accende i riflettori sul fatto i soggetti con rischio genetico HLA particolarmente alto hanno una maggiore probabilità di sviluppare patologie autoimmuni associate, come il diabete insulino-dipendente. L'altra pubblicazione, redatta da Marzia Caproni, riguarda, invece, i criteri di diagnosi rappresentati dalle manifestazioni cutanee compatibili, portando dunque l'attenzione su una diagnosi interamente cutanea.

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