Sla, la vitamina B12 potrebbe rallentarne la progressione allo stadio iniziale. Lo studio
Salute e BenessereÈ quanto emerso da una sperimentazione condotta in 25 centri sanitari giapponesi. I risultati riguardano solamente i pazienti con sintomi insorti da poco tempo e forme poco aggressive di malattia
Nuovi possibili passi in avanti nella lotta contro la Sclerosi Laterale Amiotrofica (Sla), una grave malattia neurodegenerativa, contraddistinta dalla compromissione dei motoneuroni, ovvero le cellule ritenute responsabili della contrazione dei muscoli volontari, di tutto il corpo, processo che conduce alla paralisi dei muscoli volontari fino a riguardare anche quelli respiratori.
Nuove speranze arrivano da un trattamento sperimentale a base di metilcobalamina, una forma di vitamina B12, che sarebbe in grado di rallentare la progressione della Sla nei pazienti con sintomi insorti da poco tempo e forme poco aggressive di malattia. A indicarlo sono i risultati di una sperimentazione condotta in 25 centri sanitari giapponesi e pubblicata su Jama Neurology.
Il ruolo della metilcobalamina
Già da qualche anno la metilcobalamina è oggetto di ricerche da parte degli studiosi che si occupano di sclerosi laterale amiotrofica. In test condotti in precedenza su animali, quando somministrata con un alto dosaggio, è risultata essere in grado di contrastare i sintomi motori e il danno nervoso associato alla malattia. Gli esperimenti sull'uomo avevano però dato esiti contrastanti, il che ha fatto ritenere che l'efficacia del trattamento potesse essere limitata a specifiche categorie di pazienti.
I risultati della sperimentazione
Nella nuova sperimentazione, il trattamento con metilcobalamina è stata testato su 130 pazienti in cui la malattia era comparsa da meno di un anno e aveva la tendenza a progredire lentamente. Al termine delle 16 settimane di trattamento, i ricercatori hanno osservato che la metilcobalamina ha quasi dimezzato la velocità di progressione della Sla. Nello specifico, incrociando i dati è emerso che i pazienti trattati con la vitamina B12 avevano avuto un punteggio di - 2,66 sulla scala ALSFRS-R, usata per monitorare la progressione della patologia neurodegerantva, contro il - 4,63 del gruppo placebo nell'arco delle 16 settimane. Dalla sperimentazione non sono inoltre emersi nessun problema di sicurezza. Sulle pagine della rivista specializzata, il team di ricerca evidenzia alcuni limiti dei risultati ottenuti: riguardano solo questa specifica tipologia di pazienti e non sono disponibili informazioni sull'efficacia a lungo termine del trattamento.