Un impianto cerebrale sperimentale consente a uomo completamente paralizzato di comunicare

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Wyss Center

È lo straordinario risultato raggiunto da un team di ricerca internazionale che ha permesso a un paziente affetto da sclerosi laterale amiotrofica e completamente paralizzato di poter tornare a interagire con il mondo esterno. Lo studio è stato pubblicato su Nature Communications

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Riuscire a comunicare con il pensiero tramite un'innovativa interfaccia cervello-computer (Bci). È lo straordinario risultato raggiunto nel 2020 da un team di ricerca internazionale, coordinato dall'ingegnere biomedico Ujwal Chaudhary del Wyss Center di Ginevra, che ha permesso a un paziente affetto da sclerosi laterale amiotrofica (Sla) e completamente paralizzato di poter tornare a interagire con il mondo esterno.
Lo studio, pubblicato sulle pagine della rivista specializzata Nature Communications, fornisce la prima prova del successo di un impianto cerebrale su un soggetto con sindrome locked-in completa, una condizione in cui il paziente è cosciente e sveglio ma non può muoversi o comunicare. Tuttavia, come sottolineato dagli autori, si tratta per ora di un approccio sperimentale che dovrà essere testato su molti altri pazienti e semplificato prima di poter essere utilizzato su larga scala.

Lo studio nel dettaglio

Come riporta un articolo del New York Times, prima di perdere la capacità di direzionare lo sguardo, il paziente utilizzava un sistema di tracciamento oculare, che consente la lettura del movimento degli occhi, per comunicare con i suoi famigliari. Una volta persa anche questa funzione, il team di ricercatori su richiesta dei famigliari, ha deciso di sperimentare un sistema di comunicazione alternativo. Così il paziente è stato sottoposto a un intervento chirurgico invasivo, nel corso del quale gli sono stati impiantati due elettrodi in regioni del cervello coinvolte nel controllo dei movimenti.

Il risultato

Inizialmente, i ricercatori hanno chiesto al paziente di immaginare il movimento della mano, delle braccia o della lingua, ma l'interfaccia neurale non è stata in grado di rilevare alcun segnale affidabile. Hanno quindi deciso di testare un nuovo approccio basato sul neurofeedback uditivo, una tecnica con la quale i pazienti vengono addestrati a manipolare attivamente la propria attività cerebrale. Riproducendo un tono che corrispondeva alla velocità della sua attività neurale, ha imparato in poco tempo a aumentarla o diminuirla per ottenere due diversi toni, corrispondenti al "sì" e "no". Nel corso dell'anno successivo a questo primo importante risultato, l'uomo è riuscito ad applicare questa sua abilità per generare parole e frasi, scartando o approvando, le lettere lette dall'interfaccia neurale necessarie per dare forma ai suoi pensieri. "Massaggio alla testa della mamma" e "Zuppa di gulasch e zuppa di piselli dolci" sono alcune delle prime frasi composte dal paziente, in grado di "selezionare" una lettera al minuto.
"Questo approccio è sperimentale, quindi c'è ancora molto da imparare. In questa fase la tecnologia è anche troppo complessa per essere utilizzata da pazienti e famiglie. Renderla più intuitiva e accelerare la velocità di comunicazione sarà fondamentale", ha sottolineato il dottor Chaudhary.

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