Anziani, un caso di demenza su 50 sarebbe legato a problemi alla vista

Salute e Benessere
©IPA/Fotogramma

A sottolinearlo è stato un lavoro di ricerca condotto da un team di studiosi dell'University of Michigan di Ann Arbor, che ha analizzato le cartelle cliniche di un campione composto da circa 17mila americani, valutando l'impatto di diversi fattori di rischio sul decadimento cognitivo

ascolta articolo

Un nuovo studio statunitense ha evidenziato una possibile correlazione tra problemi alla vista e deterioramento cognitivo. Circa un caso di demenza su cinquanta potrebbe essere prevenuto semplicemente correggendo i difetti della vista. A sottolinearlo è stato un lavoro di ricerca condotto da un team di studiosi dell'University of Michigan di Ann Arbor.

Lo studio su 17mila persone

Per compiere lo studio, pubblicato sulle pagine della rivista specializzata Jama Neurology, gli studiosi hanno analizzato le cartelle cliniche e gli stili di vita di un campione composto da circa 17mila americani, valutando l'impatto di diversi fattori di rischio sul decadimento cognitivo. Confrontando i dati dei partecipanti, il team di ricerca ha dedotto che i problemi di vista sarebbero responsabili dell'1,8% dei casi di demenza. "Un dato non trascurabile", hanno sottolineato gli esperti, in quanto solo negli Stati Uniti questa percentuale corrisponde a circa 100mila casi di demenza aggiuntivi.
Inoltre, "stimiamo che, date le attuali proiezioni per i prossimi decenni, questo numero aumenterà a circa 250.000 entro il 2050", hanno sottolineato i ricercatori. "Poiché circa 9 casi su 10 di disabilità visiva sono prevenibili o possono essere trattati con interventi di comprovata efficacia ed economici, la disabilità visiva può rappresentare un importante fattore di rischio modificabile", hanno concluso i ricercatori. I risultati, inoltre, hanno confermato fattori di rischio già noti, come l'ipertensione che gioca un ruolo nel 12,4% dei casi di demenza, l'obesità (9,2%), la depressione (9,1%), il calo dell'udito (7%), traumi cranici (6,1%) e il diabete (5,1%).

Demenza, assumere litio può ridurne il rischio: la ricerca

Tra gli ultimi risultati del settore, un recente studio dell'Università di Cambridge ha rilevato che il litio, uno stabilizzatore dell'umore in genere prescritto per disturbo bipolare e depressione, potrebbe rivestire un ruolo chiave nel prevenire l'insorgenza di demenza. Per giungere a questa conclusione, i ricercatori hanno analizzato i registri sanitari di quasi 30mila pazienti in Gran Bretagna. 548 erano stati trattati con il litio e 29.070 no. Nel primo gruppo, a 53 pazienti (il 9,7% del totale) era stata diagnosticata demenza, mentre nel secondo gruppo le diagnosi di demenza erano risultate 3.244 (l’11,2%). Considerando poi fattori quali il fumo, il consumo di farmaci e altre malattie fisiche e mentali, l'utilizzo del litio è stato associato dai ricercatori ad un rischio inferiore di demenza. Dato che dovrà essere confermato da più ampi studi randomizzati.

approfondimento

Demenza, Ivn: “Individuare pazienti eleggibili per farmaci”

Salute e benessere: Più letti