Lo ha detto, in un’intervista concessa al quotidiano “La Stampa”, il consulente del ministro della Salute, Roberto Speranza e docente di Igiene Pubblica presso l’Università Cattolica, secondo cui è ancora troppo presto per eliminare ogni restrizione. Anche considerando, “i 140 morti che mediamente fa ancora il virus ogni giorno”
In Italia, dopo oltre due anni di pandemia da Covid-19, è ormai prossima la scadenza dell’ultimo decreto con le regole per contrastare la diffusione del virus Sars-Cov-2. A breve sono attese decisioni in merito, ma l’idea è che il Green Pass possa rimanere utile per dimostrare solo più l’avvenuta vaccinazione o guarigione, ma non sarà più obbligatorio nei luoghi di lavoro, negli uffici pubblici, nei negozi, nei bar e ristoranti o sui mezzi di trasporto. E l’utilizzo delle mascherine al chiuso dovrebbe restare obbligatorio solamente in situazione specifiche quali la presenza sui mezzi del trasporto pubblico locale e su aerei, navi e treni a lunga percorrenza. Dopo il 1° maggio, le mascherine Ffp2, inoltre, dovrebbero restare obbligatorie ancora in tutti quei luoghi di aggregazione dove si sta a lungo in uno spazio chiuso, con posti ravvicinati, come cinema, teatri e sale da concerto. Oltre che negli ospedali. Una linea prudente su cui concorda anche Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute, Roberto Speranza e docente di Igiene Pubblica presso l’Università Cattolica, secondo cui è ancora troppo presto per eliminare ogni restrizione. Anche considerando, come riferito in un’intervista al quotidiano “La Stampa”, “i 140 morti che mediamente fa ancora il virus ogni giorno”.
“Sbagliato pensare sia tutto finito”
Secondo Ricciardi, infatti, “sarebbe sbagliato pensare che sia tutto finito. Sarà così se staremo attenti, continuando a proteggerci, a monitorare i focolai epidemici oltre che a vaccinarci”, ha spiegato. “Mentre vedo che la campagna vaccinale si è arenata e che c’è un calo di attenzione, che fa togliere le mascherine al chiuso e frequentare locali affollati. E l’indicatore finale di questo clima di rilassatezza è il numero dei morti, ancora tanti”, ha poi aggiunto. Nel nostro Paese, ha riferito ancora, “abbiamo una popolazione più anziana, ma che soprattutto gode di meno salute e di un peggior accesso ai servizi rispetto a Paesi come il Giappone o la Germania, che hanno un’età media alta come la nostra ma meno decessi. In parecchi casi i più fragili e i grandi anziani da noi non ce la fanno nemmeno ad arrivare in ospedale”, ha commentato l’esperto. Sottolineando come la quarta dose per i soggetti più fragili, “dopo due mesi l’ha fatta appena il 12%, perché si aspetta che sia il paziente a fare il passo e non il medico o la struttura che lo ha in carico a contattarlo e a spiegargli perché è opportuno farla”.
L’importanza di proteggere i più fragili e il richiamo in autunno
Per questo motivo, ha concluso Ricciardi, occorre ancora mantenere l’uso della mascherina al chiuso. “Per ora le lascerei ovunque. Sento dire che l’importante è proteggere i fragili con la mascherina. Ma chi lo dice non ha capito come funziona una vera strategia di protezione. Per metterli in sicurezza le mascherine dobbiamo indossarle anche noi, perché altrimenti finiremo per riportare il virus nelle loro case”, ha ribadito. “E poi non possiamo pensare di farli vivere blindati nelle proprie dimore”. Per quanto riguarda il Green Pass, invece, secondo il consulente di Speranza, “ha ancora una duplice valenza; la prima, che può essersi attenuata un po’, è quella di incentivare la vaccinazione. Anche se restano ancora quasi sette milioni di italiani che non hanno fatto la terza dose”, ha detto. L’altra “è proprio aiutare a proteggere i fragili nella loro vita sociale”. Cosa aspettarsi per l’autunno, poi? “Una dose di richiamo a ottobre dovremo farla tutti, auspicabilmente con i nuovi vaccini efficaci su una più vasta gamma di varianti. Ma intanto dobbiamo spingere la campagna per il secondo booster ad anziani e fragili che invece langue”, ha concluso Ricciardi.