Il presidente del Consiglio superiore di Sanità ha dichiarato che, a prescindere dall’imminente decisione del governo, sarebbe opportuno continuare a usare i dispositivi di protezione individuale in alcuni contesti
Nel corso di un’intervista a Sky TG24, Franco Locatelli, il presidente del Consiglio superiore di Sanità, ha parlato di temi legati al Covid. Sull’eventuale addio all’uso delle mascherine al chiuso dal primo maggio, l’esperto ha dichiarato che “la decisione verrà presa dal Governo e il parere del ministro Speranza avrà un peso decisivo”. “A titolo personale, posso dire che in determinate situazioni le mascherine servono in maniera evidente”, ha affermato Locatelli. Ha aggiunto che il primo contesto in cui i dispositivi di protezione individuale andrebbero ancora utilizzati è “il trasporto pubblico, soprattutto per quanto riguarda i treni a lunga percorrenza e gli aerei”. Si tratta di una precauzione necessaria, considerando “la variante particolarmente contagiosa che sta circolando”. “In generale, le mascherine proteggono dai virus respiratori”, ha ricordato Locatelli.
L’esperto si è poi soffermato sugli uffici, dichiarando che “anche quello è un contesto nel quale una riflessione può essere fatta, soprattutto se molte si trovano nello stesso spazio chiuso, anche se con la bella stagione si possono aprire le finestre”.
Covid, Locatelli: “Il virus continua a circolare”
Per quanto la circolazione del coronavirus Sars-CoV-2 stia andando incontro a un lieve miglioramento, Locatelli invita a non abbassare la guardia. “L’occupazione dei posti letto, anche in terapia intensiva, è stabile: ce ne sono 422 occupati, ossia il 4,2% del totale. Il virus però non è scomparso e continua a circolare. Ieri 40 persone sono state ricoverate in terapia intensiva. Per questo bisogna fare la massima attenzione, soprattutto alle proposte vaccinali. Ci sono ancora quattro milioni di persone che devono ricevere la dose booster”, ha sottolineato il presidente del Consiglio superiore di Sanità. “Questa estate sarà più normale per la situazione climatica favorevole”, ha poi aggiunto Locatelli, ricordando che anche nel 2020 e nel 2021, quando non c’era protezione vaccinale, il numero dei contagi tendeva a ridursi. “Inoltre, l'occupazione dei posti letto, anche in terapia intensiva, è favorevole”.
approfondimento
Covid, mascherine al chiuso: settori dove potrebbero essere prorogate
“Alcune fasce hanno bisogno della quarta dose del vaccino”
Parlando del vaccino contro il Covid-19, Locatelli ha spiegato che ci sono “quattro milioni di italiani che hanno indicazione per la dose booster, fondamentale per completare il ciclo, che non l’hanno ancora fatta”. Il presidente del Consiglio superiore di Sanità ha osservato che poco più del 10% dei pazienti immunocompromessi ha ricevuto la quarta dose. Il booster è necessario anche per gli ultra 80enni, gli ospiti delle Rsa e i fragili nella fascia 60-79 anni.
“L’importanza della quarta dose è stata dimostrata da uno studio israeliano”, ha aggiunto Locatelli. “Il dato più crudo è che a 28 giorni dalla somministrazione c’era una riduzione significativa nel numero dei decessi tra il gruppo che l’aveva ricevuta e quello di controllo. Per questo è importante insistere. Parlare di quarta dose in autunno per tutti, distoglie l’attenzione dall’attuale priorità, che è coprire le persone più esposte”. L’esperto ha aggiunto che la quarta dose non è obbligatoria, ma è fortemente raccomandata dalla comunità scientifica.
“Abbiamo firmato note congiunte come Consilio, Aifa, Iss, ministero per dare un messaggio chiaro: è necessario farla se ci si vuole proteggere". Per Locatelli, anche i medici di base e gli specialisti delle patologie possono contribuire a convincere i pazienti a ricevere la quarta dose. “In questo momento per la popolazione giovane non c’è un evidente vantaggio sostanziale dalla quarta dose”. L’esperto ha aggiunto che è prematuro parlare di un possibile obbligo in autunno. “Rimaniamo focalizzati sulle attuali priorità. Non ingeneriamo stanchezza vaccinale”.
I casi di epatite tra i bambini
Infine, Locatelli ha parlato dell’epatite sconosciuta che sta colpendo i bambini in diversi Paesi europei. Ha sottolineato che in Italia non c’è questo tipo di allarme. “Ci sono casi in Spagna, Paesi bassi, Danimarca e Regno Unito. E a oggi non abbiamo evidenza che ci sia correlazione con il coronavirus. Tuttavia questi casi testimoniano la necessità di avere sistemi di monitoraggio epidemiologico efficaci che vanno incentivati".