Cancro delle vie biliari, identificato un nuovo possibile biomarcatore

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La scoperta dell'Università di Cagliari apre la strada allo sviluppo di nuovi strumenti per la diagnosi precoce di tumori particolarmente aggressivi come quelli che colpiscono le vie biliari, oltre ad una migliore definizione della prognosi

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Un nuovo studio condotto dai ricercatori dell'Università di Cagliari ha identificato un nuovo possibile biomarcatore per i tumori delle vie biliari. I risultati dello studio, frutto di una collaborazione multidisciplinare con l’Università di Cagliari, gli atenei Vita-Salute San Raffaele di Milano, la Sapienza Roma, di Navarra in Spagna e con l'istituto di ricerca iberico "German trias i Pujol" di Badalona, sono stati pubblicati sull'ultimo numero del British journal of cancer, una rivista internazionale del gruppo Nature. Il gruppo di ricerca guidato da Patrizia Zavattari,  docente di biologia applicata e responsabile del laboratorio di biologia molecolare, genomica ed epigenomica-dipartimento scienze biomediche dell'Università di Cagliari, ha depositato la richiesta di brevetto per il “saggio” da utilizzare nei trial clinici. La scoperta apre la strada allo sviluppo di nuovi strumenti per la diagnosi precoce di tumori particolarmente aggressivi come quelli che colpiscono le vie biliari, oltre ad una migliore definizione della prognosi.

Lo studio nel dettaglio

Per compiere lo studio, il team di ricerca ha processato e analizzato i campioni raccolti dai colleghi clinici, riuscendo ad individuare nel genoma un'alterazione nel Dna dei tumori delle vie biliari che ne consentirebbe l'identificazione con una sensibilità e specificità del 100%. "Parliamo di un’alterazione non nella sequenza del Dna, ovvero non si tratta di una mutazione genetica, ma nelle modifiche chimiche che la molecola del Dna subisce e che definiamo alterazioni epigenetiche. In questo caso l’apposizione anomala di gruppi metile in una regione associata al gene Hoxd8, importante per lo sviluppo tissutale", ha spiegato la professoressa Zavattari. La scoperta è stata validata in centinaia di campioni, in parte online, in parte resi disponibili dagli specialisti che hanno partecipato allo studio. "Il saggio, per il quale abbiamo depositato brevetto, è stato già testato per il raggiungimento del risultato finale pubblicato. Su questo fronte siamo grati per la disponibilità tecnica e strumentale al gruppo coordinato da Elisabetta Ferretti, docente alla Sapienza di Roma", ha concluso Zavattari.

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