La mappatura, realizzata dal Centro Nazionale Dipendenze e Doping, ha censito in totale 99 strutture che si occupano dei disturbi correlati all'uso di internet, di cui 83 afferenti al Servizio sanitario nazionale e 16 al privato sociale
Dall'Istituto superiore di sanità arriva la prima mappa delle strutture socio-sanitarie presenti in Italia che si occupano dei disturbi legati all'uso di internet. Messa a punto dal Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell'Iss, e presentata negli scorsi giorni nell’ambito del webinar “Disturbi da internet”, offre ai cittadini la possibilità, tramite una piattaforma dedicata, di individuare il servizio più idoneo offerto dai centri che si occupano di dipendenza da internet presenti nel proprio territorio.
In Italia 99 centri
La mappatura, realizzata nell'ambito
del progetto "Rete senza fili: tante connessioni possibili" del Ccm, ha
censito in totale 99 strutture che si occupano dei disturbi correlati
all'uso di internet
in Italia, di cui 83 afferenti al Servizio sanitario nazionale e 16 al
privato sociale. Tuttavia, come ha spiegato il Centro Nazionale
Dipendenze e Doping, l’offerta non è omogenea sul territorio nazionale.
La Lombardia per il Nord, le Marche per il Centro e la Sardegna per il
Sud e le Isole sono le Regioni con la maggior presenza di risorse
territoriali per le dipendenze da internet; mentre non sono giunti
aggiornamenti dalle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Friuli
Venezia Giulia e Molise.
I servizi offerti
Quanto ai servizi offerti, l'intervento maggiormente proposto dai centri presenti in Italia è il sostegno psicologico al paziente (93%), seguito dalla psicoterapia individuale (91%) e da interventi di sostegno psicologico ai familiari (82%). Le figure professionali coinvolte sono soprattutto psicoterapeuti (29%), assistenti sociali ed educatori professionali (entrambi 16%), medici specialisti in psichiatria o neuropsichiatria (15%). “Offrire agli utenti alle prese con un uso problematico da internet un aiuto per identificare subito il servizio più idoneo può favorire un più facile accesso alla presa in carico e al trattamento di questa dipendenza e prevenire così la cronicizzazione del disagio”, ha sottolineato Roberta Pacifici, direttrice del Centro Nazionale Dipendenze e Doping.