Varianti Covid, Mu "altamente aggressiva": gli scenari

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Scoperta a gennaio 2021 in Colombia e identificata in più di 39 Paesi, secondo una ricerca giapponese sembra essere 12,4 volte più resistente rispetto ai sieri dei convalescenti e 7,5 volte rispetto a quelli degli individui vaccinati

Scoperta a gennaio 2021 in Colombia e identificata in più di 39 Paesi, la variante Mu (B.1.621) il 30 agosto scorso è stata classificata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) fra le "varianti di interesse". Gli ultimi dati che arrivano dalla ricerca scientifica indicano che il ceppo Mu, al momento poco diffuso in Italia, sembra essere "altamente aggressivo" sia verso gli anticorpi naturali sviluppati da chi ha avuto l'infezione sia verso quelli generati dai vaccini. (LE ULTIME NOTIZIE IN DIRETTA - VACCINO COVID: DATI E GRAFICI SULLE SOMMINISTRAZIONI IN ITALIA, REGIONE PER REGIONE)

Variante Mu "altamente resistente" agli anticorpi: lo studio  

In particolare, i dati emersi da una ricerca coordinata dall'università giapponese di Kyoto, online sul sito bioRxiv (che ospita gli articoli in attesa dell'esame da parte della comunità scientifica), indicano che la variante Mu sembra essere 12,4 volte più resistente rispetto ai sieri dei convalescenti e 7,5 volte rispetto a quelli degli individui vaccinati. "I nostri risultati aiuteranno a valutare meglio il rischio posto dalla variante Mu sia per i vaccinati sia per coloro che hanno avuto l'infezione, come per la popolazione mai esposta al virus Sars-CoV-2", hanno spiegato i ricercatori.

L'importanza della sorveglianza genetica del virus

La variante Mu, inoltre, sembra essere più trasmissibile rispetto al ceppo originale. Ciononostante la sua diffusione risulta contenuta, e particolarmente ridotta rispetto alle varianti Alfa e Delta. Tra le "nuove" varianti del coronavirus Sars-Cov-2 preoccupa in particolare quest'ultima, perché l'aumento dei casi di infezione rilevati nei bambini lascia supporre che la loro risposta innata al virus non sia più efficace. Si tratta di un'ipotesi condivisa da numerosi esperti internazionali (le cui opinioni sono raccolte dalla rivista Nature sul suo sito). Tuttavia, al momento, non ci sono prove che i bambini siano più vulnerabili o colpiti dalla variante Delta rispetto alle altre.
Le varianti del virus continuano dunque a richiedere un'alta attenzione. La sorveglianza resta perciò d'obbligo ed è importante "tornare a fare i tamponi molecolari", ha osservato il virologo Francesco Broccolo, dell'Università di Milano Bicocca. "Attualmente si stanno facendo tamponi antigenici rapidi, tutti negativi da settimane, eppure i casi ci sono", ha aggiunto, sottolineando che i tamponi molecolari potrebbero essere uno strumento importante per monitorare la circolazione delle varianti. "Sui tamponi positivi viene fatto il sequenziamento o almeno la ricerca delle mutazioni chiave che permettono di identificare sia le varianti conosciute, come la Mu, la Lamba e la Eta, sia le mutazioni chiave di eventuali nuove varianti. In questo modo - ha aggiunto Broccolo - diventa possibile bloccare la diffusione delle varianti sul territorio".

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