Cnr, messo a punto un nanosistema per contrastare il tumore al colon

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Lo hanno sperimentato i ricercatori di tre istituti del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) di Napoli. Il nanosistema è in grado di trasportare e rilasciare gradualmente un farmaco, il galunisertib, nelle cellule tumorali del colon retto e di misurarne la concentrazione. L’obiettivo, nell’ambito della terapia, è quello di poter procedere ad una “corretta valutazione della relazione dose-risposta”

Un nuovo nanosistema in grado di trasportare e rilasciare gradualmente un farmaco, il galunisertib, nelle cellule tumorali del colon retto e di misurarne, così, la concentrazione. Con l’obiettivo di poter procedere, nell’ambito della terapia, ad una “corretta valutazione della relazione dose-risposta”. E’ questa la base di un recente lavoro di ricerca che un team di studiosi, facenti parte di tre istituti del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Napoli, hanno condotto sul tema del cancro al colon e i cui risultati sono stati pubblicati all’interno della rivista scientifica “Small”.

Come funziona il nanosistema

Ma come funziona, nel dettaglio, questo particolare nanosistema? “La tecnologia che abbiamo sviluppato ha un cuore di silice porosa biocompatibile, ricavata da microalghe, con pori di dimensioni nanometriche in grado di contenere piccole molecole, come gli agenti terapeutici, e trasportarle all’interno della cellula”, ha spiegato Ilaria Rea, ricercatrice del Cnr e uno degli autori dello studio, realizzato con il sostegno di Fondazione Airc per la ricerca sul cancro e della Regione Campania. Il nanosistema, ha continuato l’esperta, grazie alla presenza di un rivestimento gelatinoso, “è in grado di trattenere il farmaco”. Quindi, una volta raggiunta la zona del tumore “dove il pH è più acido, il rivestimento si dissolve, consentendo il rilascio graduale del farmaco all’interno della cellula tumorale”.

La somministrazione di una dose minore e più mirata

Tra le caratteristiche del nanosistema, tra l’altro, anche quella di utilizzare nanoparticelle d’oro che, amplificando la radiazione laser, permettono di “aumentare il contrasto dell’immagine in fase diagnostica”, come si legge in un comunicato del Cnr, individuando così più facilmente il tumore e “aumentando il segnale di diffusione Raman del farmaco”.  Quest’ultimo, ovvero l’analisi della luce diffusa a diverse frequenze della radiazione che incide su una molecola da osservare, “rappresenta un’impronta digitale del campione”, dicono gli esperti. Tale segnale, per quanto ricco di dettagli, risulta però debole. Da qui la proposta di combinarlo con nanoparticelle metalliche, in modo tale da poter “identificare una vasta gamma di molecole chimiche e biomarcatori”. Grazie allo studio, ha poi spiegato Anna Chiara De Luca, ricercatrice del Cnr e tra le ideatrici dello studio, “monitorando il segnale del galunisertib è stato possibile misurare e studiare in tempo reale il rilascio del farmaco in cellule tumorali vive, permettendo la somministrazione di una dose minore e più mirata”.

Le caratteristiche del galunisertib

Come detto, alla base dell’innovativo nanosistema c’è il galunisertib che, come riportato dagli esperti, “non ha effetti tossici sulla cellula tumorale ma è in grado di renderla meno aggressiva”. Infatti, secondo Enza Lonardo, che ha partecipato allo studio, “gli effetti di riduzione dell’aggressività tumorale sulle cellule di colon retto trattate con piccole quantità di galunisertib attraverso il nanosistema, sono molto meno tossici e più evidenti rispetto all’uso del farmaco puro”, ha detto. La particolarità dei nanosistemi, poi, è quella di permettere di attaccare “le cellule tumorali in maniera selettiva, con effetti trascurabili sulle cellule sane”. Ora, i risultati iniziali ottenuti da questo progetto dovranno essere confermati in studi preclinici e clinici, prima che il nanosistema possa essere utilizzato effettivamente nei pazienti.

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