Cosa sono i "twisties", il disturbo di cui soffrirebbe Simone Biles

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Un’improvvisa dissoluzione del senso dello spazio, una perdita di consapevolezza della propria presenza legata ad una non prevista mancanza della capacità di mantenere il controllo del corpo durante manovre aeree. Si basano anche su queste sensazioni le difficoltà mentali che hanno costretto la celebre ginnasta americana a dire addio ai Giochi olimpici di Tokyo

Simone Biles, celebre campionessa americana della ginnastica artistica, ha deciso di abbandonare le gare di Tokyo e delle altre competizioni olimpiche per concentrarsi sul suo benessere mentale. “Devo fare ciò che è meglio per me e pensare alla mia salute mentale, perché voglio stare bene e perché c’è una vita oltre la ginnastica”, ha spiegato l’atleta a stelle e strisce, dopo che la sua stessa federazione, la Usa Gymnastics, aveva confermato il ritiro dai Giochi. “Dopo un'ulteriore valutazione medica, Simone Biles si è ritirata dall'ultima competizione individuale. Sosteniamo con tutto il cuore la decisione di Simone e applaudiamo al suo coraggio nel dare priorità al suo benessere. Il suo coraggio mostra, ancora una volta perché è un modello per così tanti”. Alla base della scelta della Biles, probabilmente i “twisties”, un malessere di natura mentale.

Un improvviso senso di vuoto

“A volte mi sembra di portare il peso del mondo sulle mie spalle. So che sembra che la pressione non mi scalfisca ma a volte è dura”, aveva spiegato l’atleta americana qualche giorno fa, sui social. Facendo poi riferimento, come ha spiegato il New York Times, ad una lotta interiore che l’ha costretta a “combattere dei demoni”. Quindi la spiegazione: “Soffro di twisties” ha detto Biles. Un “twistie”, spiega l’agenzia Agi, è un improvviso senso di vuoto che colpisce gli atleti durante una prova sportiva. Ed è proprio quello che è successo martedì scorso alla plurimedagliata campionessa americana, durante l’esecuzione di una tecnica molto complessa nel corso di una gara olimpica.  Biles aveva deciso di esibirsi con un “Amanar”, un salto molto difficile da eseguire, con una torsione di due giri e mezzo. Il “twistie” sembra essersi manifestato al primo giro: “Non ho capito cosa è successo, non sapevo dove mi trovavo nell’aria, mi sarei potuta bloccare”, ha detto l’atleta in conferenza stampa. I “twisties”, infatti, vengono descritti come un’improvvisa dissoluzione del senso dello spazio, una perdita di consapevolezza della propria presenza legata ad una non prevista mancanza della capacità di mantenere il controllo del corpo durante manovre aeree. Si tratterebbe di una condizione piuttosto pericolosa per una ginnasta, che, se colpita da questa condizione durante un esercizio, potrebbe seriamente mettere a rischio la propria incolumità.

Il rischio di gravi infortuni

La situazione che ha riguardato Simone Biles fa parte di un fenomeno legato alla “perdita del senso dello spazio”, si tratta di una condizione “complessa”, ha raccontato un tecnico francese all'agenzia Afp, e può risultare particolarmente complessa da risolvere. Tra i motivi che la scatenano, ha riferito l’esperto, può esserci la “pressione”, intesa come aspettativa altrui. L’atleta che ne è vittima “scivola nella paura di perdersi”, e può incappare in gravi infortuni.  Questa condizione, tra l’altro, sembra essere comune ad altri sportivi. “Ho avuto i 'twisties' da quando avevo 11 anni. Non riesco a immaginare quanto spaventoso deve essere se accade durante una gara”, ha riferito Aleah Finnegan, altra ginnasta americana. “Non hai controllo sul tuo corpo e su quello che fa”, ha aggiunto, specificando che si tratta di una condizione “difficile da spiegare a qualcuno che non fa ginnastica”. Fra i messaggi di solidarietà arrivati alla ginnasta americana, anche quello di un ex calciatore molto conosciuto, il brasiliano Adriano. “So esattamente cosa stai passando”, ha scritto l’ex attaccante dell’Inter. “Non lasciare che le persone ti crocifiggano, sii felice e prenditi cura di te”. La stima social è stata dimostrata anche dalla direttrice esecutiva dell’Unicef, Henrietta Fore: “Grazie per essere un modello e per aver mostrato che bisogna dare la priorità alla propria salute mentale”, ha scritto.

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