Covid, i cani possono individuare i positivi in meno di un secondo: lo studio

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Lo ha sottolineato un lavoro di ricerca, non ancora sottoposto a peer review, di cui ha dato notizia il “The Guardian”. La particolarità è che, se addestrati adeguatamente, cani come gli spaniel o ancora i retriever e i labrador, potrebbero individuare un paziente positivo al coronavirus con un’efficacia piuttosto elevata (94,3%). Ma non potrebbero comunque sostituire test come quelli dei tamponi molecolari

Un particolare test anti-Covid, con un esito più veloce di quello che può fornire un tampone molecolare (PCR), grazie alla capacità di alcuni cani di fiutare l'odore emesso dai pazienti positivi. E’ questa, secondo uno studio di cui ha dato notizia il “The Guardian”, una delle ultime armi per individuare il Covid-19.

I recettori olfattivi

Un recente lavoro di ricerca, ancora non sottoposto a peer review, ha permesso di scoprire che le persone positive al coronavirus emanano un odore particolarmente distinguibile, che alcuni cani altamente addestrati possono rilevare con precisione piuttosto accurata. Il tutto, grazie alla presenza di un particolare muco che ha uno scopo, in questo senso decisivo, ovvero quello di dissolvere le molecole dell’odore presenti nell'aria e trasportarle ai recettori olfattivi, presenti nella parte superiore del naso dei cani. E proprio qui avviene il processo di riconoscimento. Un dato, spiega l’articolo, può essere indicativo. Mentre gli esseri umani sono in possesso di circa 5 metri di questi recettori, i cani ne hanno, addirittura, fino a 300 metri. A raccontare dello studio, ci ha pensato la dottoressa Claire Guest che, tra l’altro, nel 2002, insieme ad un chirurgo ortopedico, John Church, aveva pensato di verificare se i cani potessero essere addestrati per distinguere l'urina di persone sane e quella di pazienti con il cancro della vescica. E la ricerca aveva dimostrato che potevano farlo.

Le percentuali di efficacia

La ricerca prende spunto dal lavoro dall’associazione benefica “Medical Detection Dogs”, costituita nel 2008. L'organizzazione addestra cani da compagnia in grado di rilevare i cambiamenti di odore nelle persone con diabete di tipo 1 e altri disturbi gravi, emessi dal loro organismo poco prima che lo stato di salute peggiori, avvisando i medici di agire. E studia anche le capacità dei cani di rilevare tumori e altre malattie, come il morbo di Parkinson. Quando la pandemia di coronavirus si è manifestata, la stessa organizzazione aveva appena completato uno studio con la London School of Hygiene & Tropical Medicine (LSHTM), dimostrando che i cani possono rilevare la malaria. Nello studio in questione, spiega ancora il “The Guardian”, ha partecipato anche Tala, un labrador, uno dei sei cani che hanno preso parte alla ricerca, da cui è emerso come questi animali possano rilevare il Covid-19 sugli indumenti indossati da persone infette con un’efficacia che arriva fino al 94,3%. Nel corso dei test, i casi hanno infatti identificato correttamente 94 persone infette su 100. E questo dato può essere paragonato all’efficacia del 97,2% dei test PCR, ma con un’importante differenza. I cani hanno la meglio in quanto a velocità di risposta, dato che sono in grado di effettuare una diagnosi in meno di un secondo. “E questo dato comprende le persone che sono asintomatiche e anche le persone con una bassa carica virale", ha spiegato il professor James Logan della LSHTM, che ha co-condotto lo studio.

Le razze più adatte e l'addestramento

Tra le razze di cani particolarmente propense ad avere la capacità di rilevare il coronavirus con l’olfatto, dicono gli esperti, ci sono cani da caccia come gli spaniel o ancora i retriever e i labrador. E sono necessarie dalle otto alle dieci settimane per addestrare un cane ad essere effettivamente operativo. Per lo studio, in particolare, i cani sono stati addestrati utilizzando magliette, calzini e mascherine messe a disposizione dal pubblico e dal personale del NHS, alcuni dei quali erano risultati positivi al Covid. Per quanto accurati, sottolinea comunque il “The Guardian”, i cani non potranno mai sostituire i test PCR. Potrebbero però essere utilizzati negli aeroporti, dove potrebbero individuare rapidamente i passeggeri in fase di sbarco. E quelli eventualmente identificati, dovrebbero essere sottoposti ad un test PCR di conferma, andando in quarantena in attesa dei risultati definitivi.

An inside view of the ACEA vaccination hub on the occasion of the open day for people over 35 years-old, in Rome, Italy, 22 May 2021.
ANSA/MASSIMO PERCOSSI

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