In un'intervista al “Corriere della Sera”, l’immunologo Mantovani ha fatto il punto sulle terapie in corso di sperimentazione. "Se le cose andranno bene, per la fine dell’anno forse potremo avere un armamentario di strumenti studiati in protocolli seri fra i quali scegliere in base sia al paziente sia alla fase dell’infezione", ha dichiarato
“Il sogno che tutti abbiamo è di disporre di una pillola come quelle per il virus Hiv, che riesca a tenere sotto controllo l’infezione da coronavirus, e ci sono composti in fase 2 di sperimentazione che ci danno motivi di speranza in questo senso. Se le cose andranno bene, per la fine dell’anno forse potremo avere un armamentario di strumenti studiati in protocolli seri fra i quali scegliere in base sia al paziente sia alla fase dell’infezione”. A dare una speranza, nell’ambito delle cure contro il Covid, è l’immunologo Alberto Mantovani, docente di patologia generale presso l'Università Humanitas, in un’intervista concessa al quotidiano “Corriere della Sera”.
Dalle interleukine 6 e 8 agli anticorpi monoclonali
Dietro l’angolo dunque, secondo Mantovani, c’è la speranza che i farmaci possano contribuire a frenare la corsa del virus, anche in virtù di una serie di studi scientifici. “Ad esempio ci sono dati interessanti per strategie che mirano a inibire molecole come le interleukine 6 e 8 e l’enzima Jak che giocano un ruolo importante nei gravi fenomeni infiammatori che si verificano in corso di Covid”, ha argomentato l’immunologo. “Aspettiamo i risultati di sperimentazioni rigorose in proposito. Per gli anticorpi monoclonali la situazione è in divenire, ma le combinazioni di monoclonali sono già più di una promessa”, ha detto ancora.
Mantovani: "Vaccino AstraZeneca? Aspettiamo altri dati, ma io sono tranquillo"
Nel corso dell'intervista, oltre a fare il punto sulle terapie contro il Covid-19 in corso di sperimentazione, l'immunologo Mantovani ha parlato anche del vaccino messo a punto da AstraZeneca. È un “bene che si analizzino tutti i dati disponibili su possibili eventi avversi in giovani donne, a protezione della salute pubblica”, ha dichiarato l'immunologo, secondo cui i casi gravi di trombosi osservati in relazione al vaccino AstraZeneca "potrebbero essere forse causati, secondo una recente pubblicazione, dalla formazione di autoanticorpi, come succede, in rarissimi casi, durante trattamenti con eparina: una condizione definita Vipt (Vaccine induced prothrombotic immune thrombocytopenia)".
"Se confermata, l’osservazione potrebbe guidare la diagnosi e la terapia di questi, pur molto rari, eventi avversi", ha dichiarato Mantovani, per poi sottolineare che “per ora l’analisi condotta da Ema sul vaccino Oxford AstraZeneca ha rassicurato sul fatto che non causi un aumento della frequenza di tromboembolia". "Aspettiamo altri dati, ma tre giovani donne della mia famiglia si sono vaccinate con Oxford AstraZeneca e io sono tranquillo", ha detto ancora l'immunologo, precisando che in Humanitas sono state vaccinale oltre 22mila persone "senza problemi inattesi".