“Una bambina senza testa”, un libro spiega le malattie della mente (e come combatterle)

Salute e Benessere

Giulia Floris

Un dialogo tra due scienziate spiega le differenze di genere che caratterizzano le malattie della mente e gli stili di vita che possono aiutare a combatterle. E offre molti spunti anche per riflettere sull’emergenza Covid-19 e sui suoi effetti sulla salute mentale

Alzhemier, demenza, depressione, schizofrenia. E si potrebbe continuare. L’elenco delle malattie della mente è lungo e, inutile nasconderlo, anche spaventoso. Qualcosa di fronte a cui, inevitabilmente, spesso si preferirebbe volgere lo sguardo altrove. Ora un libro uscito per edizioni Mondo Nuovo, ha il merito di parlarne in modo scientificamente rigoroso ma anche umanissimo, tanto più in un momento in cui per la salute mentale globale, a causa della pandemia di Covid-19 in corso, siamo di fronte a un’emergenza nell’emergenza.

“Una bambina senza testa”, storie dall’ospedale psichiatrico di Zurigo

“Una bambina senza testa” di Antonella Santuccione Chadha e Maria Teresa Ferretti è un dialogo tra due scienziate (medico patologo clinico e neuroscienziata la prima, neuro-immunologa esperta di Alzheimer la seconda) che insieme hanno anche fondato Women’s Brain Project, organizzazione no profit che si batte per un approccio alla malattia mentale che tenga conto delle differenze di genere. Il libro si ispira alla storia personale della dottoressa Santuccione e alle storie cliniche che ha incontrato nei sei anni trascorsi all’ospedale psichiatrico di Zurigo, e, come spiegano le autrici a Sky TG24, è nato anche per contribuire a superare lo stigma legato alla malattia del cervello e della mente: “Il cervello infatti è un organo come un altro e come tale si può ammalare”.

Le differenze di genere e la medicina di precisione

L’aspetto più innovativo e il filo conduttore del testo sta però nelle differenze che la malattia può assumere in base al sesso del paziente.  “Ci sono – spiega Antonella Santuccione - chiare diversità in alcune malattie della mente (e non solo) tra uomini e donne, sia nei sintomi che nella risposta ai farmaci. Conoscere le differenze è importante per fare diagnosi corrette e trattamenti terapeutici appropriati”.  “Molto spesso - aggiunge Maria Teresa Ferretti - i dati degli studi o delle sperimentazioni sui farmaci non contemplano un numero significativo di donne, oppure non considerano le differenze di genere, gli effetti su un sesso, piuttosto che su un altro. Lo stiamo vedendo, forse, anche in questo momento sugli effetti collaterali di uno dei vaccini anti-Covid, che sembrerebbero essersi manifestati per la maggior parte in donne”.

 

La risposta a queste lacune, secondo le autrici, sta nella medicina di precisione come medicina del futuro. Questo approccio, spiega ancora Maria Teresa Ferretti, “punta a dare il farmaco giusto, al paziente giusto, nel momento giusto e si avvale di tante tecniche diverse come la proteomica, la diagnostica per immagini, l’analisi genetica, i biomarcatori molecolari. Sogno, un giorno, un algoritmo che, per arrivare a una diagnosi, metta insieme moltissimi dati che poi vengono analizzati dall’intelligenza artificiale”.

Gli stili di vita e la prevenzione delle malattie della mente

Ma se, come abbiamo visto, il corredo genetico è importante per diagnosticare una malattia e anche per poterne prevedere l’insorgenza futura, anche gli stili di vita hanno il loro peso sulla salute mentale e la possibilità di fare prevenzione.  Come spiega la dottoressa Ferretti  “ci sono evidenze scientifiche sul fatto che determinati stili di vita possono prevenire o posticipare l’insorgenza di una certa malattia. Una sana alimentazione, la socialità, l’attività fisica sono aspetti fondamentali, che andrebbero promossi fin dall’infanzia. Al contrario sono fattori di rischio l’isolamento sociale, la pressione alta, l’obesità, la perdita dell’udito”.

 

Gli effetti della pandemia sulla salute mentale

Impossibile dunque non pensare agli effetti dirompenti anche su questi aspetti dell’emergenza data dal Covid-19 . “Ci sono dei dati chiari – aggiunge Santuccione – di come sia in corso una pandemia nella pandemia: abbiamo assistito nell’ultimo anno a un aumento stratosferico dei casi di ansia, depressione, attacchi di panico. A pagare di più sono state le donne, che più spesso hanno perso il lavoro o sono state costrette a lasciarlo". "Sin dallo scorso aprile – prosegue Santuccione – come Women’s Brain Project abbiamo lanciato un allarme in questo senso, sottolineando come le categorie più a rischio fossero anziani, donne e bambini. In questi mesi in tantissimi anziani, demenza e depressione sono insorte quasi dall’oggi al domani per via dell’isolamento dovuto alla pandemia. E anche i giovani, con la chiusura delle scuole, hanno pagato un prezzo altissimo”.

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