"Noi difendiamo gli 11 milioni di italiani malati". Lo ha dichiarato, in un'intervista a "Buongiorno" su Sky TG24, Francesco Cognetti, presidente di FOCE (Federazione degli Oncologi, Cardiologi e Ematologi) e direttore Oncologia Medica del "Regina Elena".
"Noi difendiamo gli 11 milioni di italiani malati e in modo particolare per quel che riguarda l'accesso alla vaccinazione anti-Covid avevamo già chiesto da diverso tempo che i più fragili tra questi pazienti, che sono circa 500mila, a cui vanno aggiunti altri pazienti affetti da altre patologie, complessivamente un milione di pazienti, venissero vaccinati con grande priorità insieme agli ultraottantenni che è una categoria molto a rischio". Lo ha dichiarato, in un'intervista a "Buongiorno" su Sky TG24, il professor Francesco Cognetti, presidente di FOCE (Federazione degli Oncologi, Cardiologi e Ematologi) e direttore Oncologia Medica del "Regina Elena". "Abbiamo accolto con grandissima soddisfazione le parole del presidente Draghi sui pazienti fragili, vanno nella direzione della battaglia che stiamo conducendo da mesi per tutelarli e difenderli", ha aggiunto, commentando un recente intervento in cui il premier Mario Draghi ha riferito di voler potenziale il piano vaccinale, privilegiando
le persone più fragili e le categorie a rischio.
Cognetti: "I pazienti fragili non possono aspettare"
Commentando l'andamento della campagna nazionale di vaccinazione anti-Covid, il presidente della Federazione degli Oncologi, Cardiologi e Ematologi ha dichiarato: “A livello italiano la situazione è che alcune Regioni, come ad esempio il Lazio, sono partite con la vaccinazione di questi pazienti, c’è qualcosa che è iniziato in Veneto, ma le altre Regioni rispondono alla sequenza dettata dal governo, che prevedeva la vaccinazione degli ultraottantenni prima e poi quella dei pazienti fragili".
Purtroppo, ha aggiunto, "la categoria degli ultraottantenni è molto numerosa, 4milioni e 400mila italiani, e la vaccinazione va a rilento". "Questi nostri pazienti non possono assolutamente aspettare, perché sono a grave rischio di mortalità se si contagiano", ha poi precisato Cognetti, sottolineando che nel 2020 "c’è stato un eccesso di mortalità di circa centomila morti in più, di queste 70mila sono dovute direttamente al covid, ma in queste 70mila una buona metà sono nostri pazienti che sono morti di Covid e 30mila sono pazienti affetti da altre patologie”.
I possibili effetti del ritardo delle diagnosi di altre patologie
Nel corso del suo intervento, il direttore Oncologia Medica del "Regina Elena" ha poi sottolineato che “le extra mortalità da patologie non Covid che vediamo adesso sono quelle per patologie tempo dipendenti, cause di morte acute su cui non si è potuto intervenire, come un paziente che ha un infarto e non riesce a raggiungere tempestivamente l’ospedale".
In futuro, ha aggiunto "vedremo, e già lo vediamo, il ritardo di diagnosi per patologie oncologiche, dovuto alla mancanza di screening o al ritardo di cure chirurgiche, in pazienti che dovrebbero essere operati subito e i cui interventi sono dilazionati o cancellati”.
Questo, secondo Cognetti, si rifletterà "in un aumento di mortalità nei prossimi anni, anche alla fine della pandemia, che durerà alcuni anni. Bisogna prepararsi, perché su questo fronte non è stato fatto ancora un gran che”.