
Vaccini anti-Covid, dal dosaggio alla procedura di emergenza: cosa pensano gli esperti
Le forniture, il periodo di distanziamento tra la prima e la seconda somministrazione, ma anche la procedura di approvazione sono al centro del dibattito a due mesi dal Vax Day, che ha dato il via alla campagna vaccinale in Italia

L'intervallo di tempo fra la prima e la seconda dose del vaccino, l'opportunità di adottare anche in Europa la procedura di approvazione in emergenza (sul modello degli Stati Uniti) e il grande nodo della produzione: a due mesi dal Vax Day sono diversi i temi al centro del dibattito sull'antidoto contro il Covid-19. Ecco cosa ne pensano gli esperti
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Di certo sarà necessario utilizzare tutti i vaccini disponibili e dare la precedenza ai soggetti più fragili. "Uno dei problemi cruciali è il razionamento delle dosi- dice l'infettivologo Stefano Vella, dell'Università Cattolica di Roma - non ne abbiamo abbastanza, ma sono convinto che non ci sia dolo da parte dell'industria perché è vero che fare milioni dosi di un farmaco biotech non è come fare il paracetamolo"
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Secondo Vella bisogna "avere più dosi" e una soluzione possibile è negli accordi fra aziende che hanno il vaccino con altre aziende con una struttura tecnologica analoga
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"Se in Italia riuscissimo a mettere su stabilimenti per produrre vaccini potremmo avere armi contro le epidemie del futuro - prosegue Vella - e contro la non tanto remota possibilità di dover fare ogni anno un nuovo vaccino anti-Covid, come oggi accade per quello contro l'influenza stagionale”
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In attesa di novità in questo senso, non resta che razionare le dosi dando la precedenza ai fragili. "Non sono soltanto gli anziani, ma chi è a rischio perché ha già altre malattie, come diabete, tumori, ipertensione e problemi respiratori. Dare loro la precedenza - per Vella - significa poter svuotare gli ospedali, come si è visto in Scozia e in Israele”
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Sulla stessa lunghezza d'onda è il responsabile terapie e vaccini dell'Agenzia Europea dei Medicinali (Ema), Marco Cavaleri, secondo il quale "bisogna cercare di vaccinare con tutto quello che abbiamo a diposizione e che è approvato, soprattutto i più fragili”

Sulle dosi, secondo Cavaleri, “per il vaccino di AstraZeneca è possibile andare avanti con una e dare la seconda anche dopo tre mesi; non ci sono invece dati sufficienti per fare altrettanto con i vaccini a mRna, come quelli di Pfizer/BioNTech e Moderna, e la seconda dose si può ritardare fino a sei settimane”

"Draghi ha azzardato a dire di somministrare una sola dose. Ha fatto un gravissimo errore. Non si deve giocare a dadi con la salute delle persone", ha detto l'immunologa dell'Università di Padova Antonella Viola a Sky Tg24. Il riferimento è al piano del premier in cui si ipotizza la possibilità di somministrare innanzitutto la prima dose a tutti

L'Italia "non può restare fuori dalla produzione dei vaccini. È impensabile dipendere solo dagli altri". Dobbiamo "dare anche noi un contributo alla ricerca e alla fabbricazione". E' il parere di Silvio Garattini, presidente dell'Istituto Mario Negri

"Il problema adesso è di vaccinare più persone possibile. La proposta che avevo avanzato e condivisa da moltissimi lavori scientifici, è quella di ritardare la seconda dose”, sostiene il direttore dell'Istituto Mario Negri, Giuseppe Remuzzi, su Rai 3. "Noi vogliamo ritardare la seconda somministrazione in modo di vaccinare il doppio delle persone con qualunque vaccino - ha spiegato - in modo di arrivare all'estate. Questo ci consente di vaccinare il doppio delle persone e avvicinarsi a quando, speriamo, la circolazione del virus potrebbe essere rallentata"

Si studia anche la possibilità di adottare nell'Unione Europea la procedura di autorizzazione in emergenza simile a quella adottata negli Stati Uniti, che potrebbe velocizzare l'arrivo di futuri vaccini

"L'Italia, se lo ritiene necessario, potrebbe fare riferimento al recepimento della direttiva CE numero 83 del 2001, e il ministro della Salute può invocare il Dlgso 219 del 2006 e chiedere all'Aifa una valutazione urgente di un vaccino non ancora autorizzato dall'Agenzia europea del farmaco Ema. La legge è la stessa che il ministro Speranza ha usato per gli anticorpi monoclonali", ha detto l'ex dg di Aifa Luca Pani

Intanto il prossimo vaccino in arrivo, probabilmente a metà marzo, è quello della Johnson & Jonhson, che ha ricevuto il via libera dalla commissione di esperti americani della Fda
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Poi sarà la volta di Novavax, Curevac, dello Sputnik non appena saranno valutati dati e sito di produzione, ed eventualmente uno dei vaccini cinesi
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