Lingue, una grammatica "facile" richiede un maggiore sforzo cerebrale

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A suggerirlo sono i risultati di uno studio condotto dall'Università di Zurigo, che ha dimostrato come i linguaggi che possono sembrare a prima vista più semplici, in realtà richiedano più lavoro da parte del cervello

Un nuovo studio condotto dall'Università di Zurigo ha dimostrato che l'attività cerebrale durante la costruzione di una frase varia tra forme grammaticali semplici e complesse. In particolare, dall'analisi pubblicata sulle pagine della rivista specializzata Plos Biology è emerso che i linguaggi che possono sembrare a prima vista più facili, in realtà richiedono più lavoro da parte del cervello. Analizzando i processi cerebrali durante la pianificazione del discorso, il team di ricerca ha infatti scoperto che le lingue con meno distinzioni grammaticali richiedono più attività neurale durante la costruzione di una frase.
Secondo gli autori, "la ragione più probabile di questa associazione è che avere meno distinzioni grammaticali significa dover valutare più scelte per decidere come continuare una frase".

Lo studio nel dettaglio

 

Per giungere a questa conclusione, il team di ricerca, in collaborazione con colleghi internazionali, ha misurato l'attività cerebrale di persone che parlavano la lingua hindi, mentre erano impegnate nella descrizione di diverse immagini.
"Fino ad ora, metodi simili sono stati utilizzati solo per la pianificazione di singole parole, ma non per frasi complete", ha spiegato Sebastian Sauppe, autore principale dello studio. "Le lingue con meno distinzioni consentono ai parlanti di impegnarsi per l'intera frase solo nelle ultime fasi del processo di pianificazione", ha aggiunto il ricercatore.  

 

La sfida del Centro svizzero delle competenze nella ricerca (Nccr)

 

Questa scoperta, precisano gli autori, potrebbe aiutare a spiegare il motivo per il quale, come emerso da un precedente studio condotto dallo stesso team di ricerca, le lingue con meno distinzioni grammaticali sono più frequenti nel mondo.
Il nuovo studio rientra in un progetto più amplio del Centro svizzero delle competenze nella ricerca (Nccr), un nuovo centro di ricerca nazionale che si è posto l'obiettivo di svelare le basi biologiche del linguaggio, il suo passato evolutivo e le sfide imposte dalle nuove tecnologie.

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