Covid, Ema: è improbabile che il vaccino di AstraZeneca-Oxford sia approvato a gennaio
Salute e BenessereLo ha spiegato Noel Wathion, il vice direttore esecutivo dell’Ema, in un’intervista al quotidiano belga Het Nieuwsblad
Le probabilità che il vaccino messo a punto da AstraZeneca e Oxford sia autorizzato dall’Agenzia europea del farmaco (Ema) a gennaio sono piuttosto ridotte. Lo ha spiegato Noel Wathion, il vice direttore esecutivo dell’Ema, in un’intervista al quotidiano belga Het Nieuwsblad. “Non hanno ancora fatto domanda”, ha spiegato, evidenziando poi che sono necessari ulteriori dati sulla qualità del vaccino.
Soriot: “Il vaccino è efficace al 95%”
Nel corso di una certe intervista al Sunday Times, Pascal Soriot, l’amministratore delegato di AstraZeneca, ha spiegato che il vaccino sviluppato dalla società assieme all’Università di Oxford è “efficace al 95% ed è in grado di eliminare al 100%” i sintomi gravi che portano ai ricoveri per Covid-19. Entro giovedì 31 dicembre le autorità sanitarie britanniche dovrebbero dare il via libera al farmaco, che sarebbe poi distribuito nel Regno Unito a partire dal 4 gennaio. Soriot ha definito il vaccino una “formula vincente” contro il Covid-19 e ha sottolineato che dovrebbe essere efficace anche contro la cosiddetta “variante inglese” di Sars-CoV-2. “Finora riteniamo che il vaccino sia efficace contro la variante del virus, ma non possiamo esserne certi, così condurremo dei test”, ha spiegato.
La prenotazione delle dosi del vaccino
Nel Regno Unito, il governo di Boris Johnson ha già acquistato 100 milioni di dosi del vaccino di AstraZeneca. L’Unione europea, invece, ha prenotato fino a 400 milioni di dosi per i suoi Paesi membri. Come reso noto da Piero Di Lorenzo, l’amministratore delegato dell’Irbm di Pomezia, all’Italia saranno destinate due milioni di dosi del vaccino entro gennaio.
L’obiettivo di AstraZeneca
AstraZeneca sta lavorando per ottenere una capacità di produzione fino a 3 miliardi di dosi di vaccino nel 2021. La società ha spiegato che il farmaco può essere conservato, trasportato e manipolato in normali condizioni di refrigerazione (tra i 2 e gli 8 gradi Celsius) per almeno sei mesi e somministrato all’interno delle strutture sanitarie esistenti.