Giornata mondiale contro l'AIDS: l'epidemia globale ancora tra noi

Salute e Benessere
Il nastro rosso è il simbolo della lotta all'AIDS sin dal 1991 (Getty Images)

Il primo dicembre è dedicato alla conoscenza e alla prevenzione di un nemico invisibile e spesso sottovalutato: il virus Hiv. Si stima che siano 38 milioni nel mondo le persone attualmente positive e 1,7 milioni le nuove infezioni solo nel 2019

Ogni anno il primo dicembre in tutto il mondo viene dedicata una giornata alla lotta all’Aids, una patologia che, secondo gli ultimi aggiornamenti del 2019, conta ancora circa 38 milioni di malati a livello globale. Istituita nel 1988, è stata la prima giornata mondiale della salute ed è diventata nel corso degli anni una delle principali ricorrenze per la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sul tema. "Mentre l’attenzione del mondo è rivolta al Covid 19 - ha scritto il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres - la Giornata mondiale contro l’Aids ci ricorda che non dobbiamo distoglierci da un'altra pandemia che è ancora tra di noi, quarant’anni dopo la sua apparizione".

Il messaggio dell'Onu

Il virus dell’Hiv infetta ancora 1,7 milioni di persone ogni anno, uccidendone 690mila. In questo senso, si legge nel messaggio pubblicato dal segretario generale dell’Onu in occasione della Giornata mondiale contro l’Aids: "Il Covid-19 ha rappresentato un campanello d’allarme per il mondo. Le disuguaglianze nella sanità toccano noi tutti. Nessuno è al sicuro a meno che non lo siamo tutti". Ma la lotta all’Aids può insegnare molto anche nella battaglia contro il nuovo coronavirus. "Noi sappiamo che per mettere fine all’Aids e sconfiggere l’attuale pandemia dobbiamo eliminare stigma e discriminazione, mettere le persone al centro e fondare saldamente le nostre risposte sui diritti umani e su approcci basati sull’uguaglianza di genere". La possibilità di poter beneficiare dei trattamenti sanitari non dovrebbe essere determinata dal livello di benessere delle persone. "Abbiamo bisogno che tutti, dovunque, possano permettersi vaccini anti Covid-19 e terapie sull’Hiv. La salute è un diritto umano e deve pertanto rappresentare un investimento prioritario per conseguire la copertura sanitaria universale".

La malattia e i sintomi

Il virus dell’Hiv colpisce il sistema immunitario dell’organismo, indebolendo le sue difese e esponendolo, di conseguenza, a molte infezioni e anche alcuni tipi di cancro. La funzione immunitaria viene generalmente misurata attraverso la conta delle cellule CD4. Un’alterazione di questi numeri potrebbe quindi essere un segno rivelatore della malattia. I sintomi variano a seconda dello stadio dell’infezione e molte persone, almeno nelle fasi iniziali, non sono consapevoli del loro stato. L’infezione può manifestarsi con sintomi simili all’influenza e man mano che il sistema immunitario si indebolisce possono svilupparsi altri segni come l’ingrossamento dei linfonodi, perdita di peso, febbre, diarrea e tosse.

Modalità di trasmissione e prevenzione

Il virus dell’Hiv si trasmette attraverso fluidi corporei di individui infetti come sangue, sperma, secrezioni vaginali e latte materno. L’infezione può essere trasmessa anche da una madre al figlio durante la gravidanza e il parto. Alla luce delle modalità di trasmissione, sono molteplici i fattori di rischio: dal sesso non protetto alla condivisione di aghi e siringhe contaminate fino al contatto con sangue infetto. Ad oggi una cura specifica contro il virus dell’Hiv non esiste, anche se la comunità scientifica è al lavoro su terapie sperimentali e sono stati sviluppati trattamenti in grado di allungare in maniera significativa la speranza di vita dei malati. Al 2019, il 68% degli adulti e il 53% dei bambini con l’Hiv vengono trattati con una terapia antiretrovirale (Art). La lotta all’Aids continua a passare, in ogni caso, principalmente dalla prevenzione e dalla limitazione dell’esposizione ai fattori di rischio.

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I numeri in Italia e nel mondo

Secondo quanto riporta l’Organizzazione mondiale della sanità, tra il 2000 e il 2019 le nuove infezioni da Hiv sono diminuite del 39% e i decessi correlati del 51%. Oltre 15 milioni di vite, stima l’Oms, sarebbero state salvate grazie al trattamento con terapie antiretrovirali. I numeri di questa malattia, però, sono ancora importanti. Al 2019, nel mondo i positivi all’Hiv sono 38 milioni, mentre le nuove infezioni 1,7 milioni. Secondo il report annuale del Centro Operativo Aids dell’Istituto superiore di sanità, in Italia nel 2019 sono state riportate 2.531 nuove diagnosi di infezione da Hiv, pari a 4,2 nuovi casi per 100mila residenti. Tuttavia, dal 2012, il nostro Paese ha fatto registrare un progressivo calo dell’incidenza della malattia, che è lievemente inferiore a quella di altre Nazioni dell’Unione Europea. Nel Vecchio Continente le nuove infezioni nel 2019 sono state 136mila, anche in questo caso in calo rispetto al 2018. La domanda che si fa il direttore dell’Oms Europa, Hans Kluge, è quale effetto avrà la pandemia da Coronavirus su questi numeri. "Non possiamo permettere alla pandemia – ha detto - di rubarci un futuro senza Aids che è nelle nostre possibilità". Anche perché, nonostante i miglioramenti nella lotta a questa patologia, resta ancora troppo alto numero di persone che scoprono la sieropositività troppo tardi, quando il sistema immunitario è già compromesso.

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